Rione Kennedy, le case popolari controllate dal clan dei Cesarano

L’assegnatario convocato dal figlio del boss: ci devi pagare per stare lì

NAPOLI – Le mani dei Cesarano sulle case popolari. E’ il dato che emerge dall’ordinanza che ha portato alla cattura di tre soggetti ritenuti inseriti nel gruppo criminale del rione Kennedy, emanazione del clan Licciardi della Masseria Cardone e, di conseguenza, dell’Alleanza di Secondigliano. Tra i destinatari del provvedimento Andrea Cesarano, figlio del boss Giovanni ’O palestrato e ritenuto dalla Direzione distrettuale antimafia al vertice dell’organizzazione insieme alla sorella Chiara e al cognato Luca Graf. Le accuse che hanno portato alla nuova misura cautelare per Andrea Cesarano e per due presunti sodali, Domenico Quindici e Salvatore Sibilio, sono relative ad alcune estorsioni.

Una delle vicende inizia nella primavera del 2015, di primo pomeriggio. Andrea Cesarano convocò un uomo all’interno di un garage nei pressi della sua abitazione e gli avrebbe chiesto se occupasse una casa del Comune. Alla risposta affermativa Cesarano lo avrebbe rimproverato di non averlo preventivamente informato, asserendo che in quella zona le abitazioni popolari erano “di loro proprietà”. Da quella constatazione partì un ordine perentorio. Il malcapitato avrebbe dovuto lasciare l’immobile nelle 24 ore successive per assegnarlo ad un’altra famiglia. L’uomo convocato nel garage rispose di aver sempre corrisposto le tangenti estorsive che glie erano state richieste per il suo esercizio commerciale e che, quando aveva occupato l’immobile lui – intendendo Andrea Cesarano – era un bambino e, quindi, per questo motivo non lo aveva informato. Cesarano avrebbe quindi asserito di volerlo favorire, così gli avrebbe imposto, anziché di lasciare l’immobile, di consegnargli la somma di diecimila euro entro la mattina successiva. Il malcapitato non ce la faceva a pagare quella cifra, così avrebbe informato Cesarano, aggiungendo di poter pagare al massimo cinquemila euro il giorno successivo. Il giovane dapprima avrebbe risposto, contrariato, che cinquemila euro non erano sufficienti, in quanto vi era una famiglia disponibile a pagare diecimila euro per occupare la casa poi, successivamente, avrebbe accettato i 5mila euro consegnati in due tranche: tremila euro a due soggetti non identificati il giorno successivo e, il giorno dopo ancora, duemila euro ad un terzo soggetto presso un distributore di carburanti in via Cassano, luogo dell’appuntamento. Finito? Assolutamente no. Nel Natale 2015 nel negozio si presentò un soggetto non identificato, che a nome di Cesarano Andrea intimò di pagare 300. L’uomo si rifiutò rispondendo di aver già consegnato soldi per usufruire dell’alloggio popolare di cui era legittimo assegnatario.

Dopo due giorni, alla stessa persona si presentò nuovamente presso l’officina, riferendo che Andrea Cesarano “pretendeva solo cento euro”, sebbene a tutti gli altri commercianti avesse imposto somme oscillanti tra “trecento e cinquecento euro”. L’uomo pagò 100 euro. Negli anni 2016 e 2017, in occasione di Pasqua, Ferragosto e Natale consegnò ogni volta la stessa cifra. Nel settembre 2018, tale Carlo Giordano (per cui la misura cautelare richiesta non è stata accolta e risulta indagato a piede libero) si sarebbe presentato, nello stesso pomeriggio, tre volte consecutive nell’arco di un’ora e trenta minuti. Il titolare non c’era, così Giordano avrebbe detto al collaboratore di chiamarlo perché Andrea Cesarano “lo aveva convocato al suo cospetto”. Il giovane ras gli avrebbe quindi chiesto 100 euro per acquistare un paio di scarpe al padre detenuto. Il
malcapitato pagò quei soldi.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome