NAPOLI – I taxi sono per lo più fermi, vengono assicurati i servizi essenziali. Ma il periodo è durissimo per le auto bianche. I clienti sono pochi, pochissimi. E il futuro è avvolto da nubi grigie, visto il crollo del turismo con i quali bisognerà fare i conti, con lo smart working, con le misure di distanziamento sociale e lo stop alle attività di pubblico intrattenimento. A parlare con ‘Cronache’ del presente, ma soprattutto del futuro del mondo dei tassisti, è il segretario regionale di Federtaxi, Carmine Bianco.
Che momento sta vivendo la categoria?
Una fase molto difficile, Campania come su tutto il territorio nazionale. A Napoli stiamo subendo una diminuzione a livello di reddito del 90% e siamo operativi col 25% delle unità. In circolazione ci sono più o meno 2400 taxi. Lavoriamo un giorno su quattro, per garantire l’intervento in caso di emergenza ma la carenza di lavoro ci costringe a non fare di più. Siamo praticamente fermi.
Che misure di sicurezza dovete rispettare?
Per adesso dobbiamo indossare la mascherina e i guanti, poi ci stiamo attivando installando di nostra iniziativa il divisorio, un antifiato previsto dalle normative che deve essere fatto di plastica rigida, non in plexiglas.
Quanti passeggeri potete avere a bordo?
Secondo le disposizioni ministeriali ogni taxi può trasportare solo due persone nelle sedute posteriori. Non è più consentito, per questo periodo, il terzo passeggero che potrebbe sedere accanto al conducente.
Dal punto di vista economico avete ricevuto sostegno dalle istituzioni?
Abbiamo fatto richiesta per la cassa integrazione in deroga. Purtroppo dobbiamo affrontare i mille gangli della burocrazia e stiamo ancora aspettando risposta. Tra noi ci sono lavoratori dipendenti di cooperativa e altri che hanno la partita Iva e hanno potuto chiedere i 600 euro di bonus. Non c’è ancora un quadro generale ben preciso per tutti. Fino ad oggi solo promesse e carte da preparare, soldi non se ne sono visti. La nostra categoria, per altro, veniva già da un lungo periodo di difficoltà. Ora siamo da 40 giorni praticamente senza reddito. E c’è anche un altro enorme problema.
Quale?
Non ci è stato dato niente per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale. Ce ne stiamo facendo carico noi. Finora sono arrivate meno di 1500 mascherine. E’ un fabbisogno inesistente, ci basta per mezza giornata. Il resto è a carico del singolo tassista, compresa l’igienizzazione.
Per la ripresa cosa vi aspettate da parte di governo e Regione?
Il futuro ci preoccupa. Napoli negli ultimi anni aveva un turismo abbondante. Adesso ripartire per un settore come il nostro è molto complicato. Stiamo provando a mettere in piedi delle proposte, proveramo a fare qualcosa da soli, ma le istituzioni saranno chiamate a fare la loro parte. I prossimi mesi saranno a zero traffico, visti i rischi per la salute. E in qualche modo dovremo andare avanti.
Che richieste avanzerete?
Chiederemo, come hanno fatto a Torino, di mettere a disposizione dei voucher da destinare all’utenza, per far si che possano avvicinarsi al trasporto pubblico e soprattutto ai taxi. La Regione potrebbe intervenire in questo modo per aiutare la gente a salire sulle nostre auto. Poi speriamo che la Regione congeli le spese che abbiamo e che ci aiuti a convincere le assicurazioni ad abbassare le pretese. Più di tutto, però, c’è bisogno di un intervento sanitario, per la tutela fisica dei lavoratori. Servono fondi per l’acquisto e la distribuzione almeno di mascherine e guanti. Immediatamente.