
NAPOLI – E contro il “modello Gomorra” si schiera l’attivista della legalità Daniela Di Maggio, madre del giovane musicista Giovanbattista “Giogiò” Cutolo, ucciso a colpi di pistola per un diverbio futile. La signora è in buona compagnia: stimati servitori dello Stato come il generale dei carabinieri Carmelo Burgio e il capo della polizia Vittorio Pisani hanno più volte criticato il “modello Gomorra”. “Dello “stile gomorroide” sto parlando da un anno e mezzo – dice la Di Maggio, reduce da un incontro a Cassino al quale ha partecipato anche Gino Cecchettin, padre della 22enne veneta uccisa a coltellate dall’ex fidanzato – e ritengo che sia diventato il mood delle baby gang: quei modelli televisivi sono distruttivi nelle menti di questi ragazzi, che sono prede della subcultura e facilmente condizionabili da una certa narrazione televisiva”.
“Bene Napoli che si sta rivoltando – aggiunge riferendosi alla protesta degli striscioni ai Quartieri spagnoli e a San Gregorio Armeno – e che non ne può più di questa narrazione associata continuamente al modello Gomorra. La Napoli bella è quella di Giovanbattista Cutolo, dei ragazzi sani, del ministro Piantedosi che è venuto a piazza Municipio a posare una corona e una targa alla memoria di Giovanbattista. Questa è la Napoli che dice basta a questo modello di kalashnikov, droga e sopraffazione. Noi napoletani perbene non ne possiamo più”.
Il “modello Gomorra”, nota la Di Maggio, “si soppianta portando bellezza nelle periferie e nei quartieri a rischio della città di Napoli. La bellezza si porta soltanto con la musica e con l’arte in tutte le sue declinazioni. Schopenauer diceva che la musica è l’unico modello possibile per salvare gli esserei umani e noi ci crediamo. Quindi viva la musica, viva il “modello Giogiò” e viva l’anti-Gomorra, perché noi non ne possiamo più”.