MILANO – Roberto D’Agostino va a Oxford: l’occasione è un intervento, venerdì 10 maggio, come “pioniere dell’informazione on line”. Allo studio, il suo ‘Dagospia’, che produce 100 titoli al giorno grazie anche al lavoro di cinque giovani giornalisti, per un totale di 3 milioni di pagine viste. La prolusione di Dago si intitolerà ‘The history of now’. D’Agostino ha raccontato in un’intervista a Repubblica di avere fatto politica fino al 1977, poi di essersi cimentato come dj, fino ad arrivare a Dagospia “attraverso una disavventura. Tenevo una rubrica di indiscrezioni sull’Espresso, ‘Spia’. Dopo l’improvvisa sconfitta di Luna Rossa riportai come perfino in Nuova Zelanda l’avessero attribuita all’invidia e ai poteri negativi dell’Avvocato.
Quanto bastò a sopprimere ‘Spia’. Ritrovatomi nelle peste, c’era questo Internet: il logo con la bomba di Dagospia lo ripresi dalla ‘O’ del McIntosh quando andava in palla. Giravo con il biglietto da visita e l’indirizzo del sito. Nessuno credeva al web”. La notizia che gli ha fatto fare il salto di qualità? “Quando pubblicai che Tatò, numero uno dell’Enel, voleva comprarsi TeleMontecarlo per affidarla alla compagna, cosa che poi non accadde, ma perché era scoppiato il finimondo. Ma chi altri avrebbe potuto scriverlo? Cominciai ad andare alle cene dove affari, potere, costume, fatterelli di sesso viaggiavano insieme senza che nessuno mai ne scrivesse. Poi l’incontro con Cossiga: prese a darmi le dritte con quel suo stile allusivo che un ‘cossigologo’ provetto, il giornalista Nando Proietti, riusciva a decifrare. L’ex Picconatore mi portò nel mondo dei poteri veri, quelli che stanno sotto e resistono a ogni cambio, il deep State”. E, in merito alle elezioni del 26 maggio, precisa: “Non voto. La domenica delle elezioni vado sempre a Porta Portese”.
(LaPresse)