ROMA – “Vaccini a tutti i Paesi del mondo, soprattutto ai più fragili”. E’ l’auspicio scaturito dalla prima giornata dei lavori del ‘G20 Salute’ di Roma a cui hanno preso parte tutti i ministri della Salute. Un accordo che porti così ad una immunizzazione mondiale per debellare focolai di coronavirus sparso in ogni angolo della terra, in quanto “l’emergenza sanitaria non sarà esaurita finché non ne saremo fuori tutti”.
Speranza: “Ci sono le condizioni”
Nel suo intervento il ministro Speranza ha evidenziato che ora come ora “ci sono le condizioni per costruire il ‘Patto di Roma’, che garantirà i vaccini anche nei paesi più fragili. Oggi ci sono diseguaglianze molto forti con i Paesi più ricchi che hanno ormai percentuali di vaccinazione molto significative e continuano a procedere, e ci sono Paesi che invece sono indietro. Da qui l’impegno di questo Patto a cui stiamo lavorando e che è quello di costruire condizioni per cui il vaccino sia un diritto di tutti e non un privilegio di pochi e io penso che questa sia una sfida che tutti i paesi presenti condividono”.
Rafforzare le relazioni internazionali
Tra gli obiettivi del G20 anche una ricostruzione dei sistemi di assistenza post-pandemica: “Il punto – ha aggiunto Speranza – è provare ad allargare la forza dei nostri servizi sanitari nazionali, investire di più su di essi e provare a segnare un cambio di passo molto significativo che consenta di difendere l’approccio di universalità del Servizio sanitario nazionale, cioè l’idea che se una persona sta male va curata indipendentemente dalla propria condizione economica e dal posto in cui è nata o dal colore della pelle. Il ‘Patto di Roma’ tiene questo punto come punto essenziale”. Ecco perché questa “è una occasione per rafforzare le relazioni internazionali e rilanciare i valori universalistici della salute” in modo che “nessuno venga lasciato indietro.
Azione globale per la salute mentale
Altro obiettivo del ‘Patto di Roma’ è quello di mettere in atto una vera e propria azione globale per la salute mentale. Il Covid non ha agito solo sulla salute fisica ma anche su quella psicologica delle persone: isolamento sociale, perdita di familiari, incertezza sull’impatto economico e il mantenimento dei posti di lavoro hanno inevitabilmente lasciato il segno.