ROMA – Una scritta storica cancellata per errore, al posto di un graffito, da un muro di Roma, scatena una bufera di polemiche sul Campidoglio. ‘Vota Garibaldi Lista N.1’ non era una scritta qualunque: dal 18 aprile del 1948 le lettere in vernice rossa campeggiavano sul muro di Via Basilio Brollo, quartiere Garbatella. Nel corso di un intervento ‘anti degrado’ la scritta è stata fatta sparire con acqua e vernice, come sporcizia qualsiasi: ora non ne resta traccia, a parte una pensilina, che era stata fissata per proteggere il reperto dalla pioggia, e una targa che ne ricordava il restauro del 2004 con il quale il municipio aveva “restituito al quartiere lo storico graffito eseguito durante la campagna elettorale delle elezioni politiche” di 71 anni fa.
“La Raggi non ha memoria! – attacca il presidente del municipio interessato, Amedeo Ciaccheri -. Il Campidoglio apre una ferita nel cuore della nostra comunità e qualcuno dovrà pagare”.
“Una città è fatta di storie, di tracce, di segni del passato – rincara la dose il vicepresidente della Regione Massimiliano Smeriglio -. Chi non sa riconoscere l’identità di un luogo non può governarlo”.
Il Campidoglio risponde con una nota nella quale spiega che “la rimozione è dovuta all’errore di un addetto della ditta appaltatrice del servizio per il decoro urbano”, ma la difesa suona goffa e non frena il dibattito sui social, dove in poche ore l’hashtag #VotaGaribaldi diventa di tendenza mentre una pioggia di commenti che vanno dall’incredulo all’indignato si riversa in Rete. “Come è possibile cancellare la scritta per ‘sbaglio’ con una targa accanto che ne ricorda il restauro?”, si chiede Chiara. “Virginia Raggi si difende: ‘Se questo Garibaldi vuole una scritta sui muri di Roma – scrive ironico Vincenzo – si candidi e vediamo quanti voti prende”.
Il Comune corre ai ripari e annuncia che il dipartimento interessato ha già avviato le procedure per ripristinare la scritta “mediante un appropriato restauro”. Ma la Rete non perdona: “Cialtroni – attacca Marco -. L’ignoranza è sempre più al potere”.
Alessandra Lemme (LaPresse)