Roma, raid Casamonica nel bar: interrogati a Regina Coeli i 4 arrestati

La Direzione distrettuale antimafia ipotizza nei confronti dei quattro i reati, a vario titolo, di lesioni, minacce e danneggiamento, aggravate da modalità mafiose.

bar casamonica

Roma, 10 mag. (LaPresse) – Si terranno a partire dalle 9.30, nel carcere romano di Regina Coeli gli interrogatori di garanzia alle quattro persone arrestate per il raid di Pasqua nel bar della Romanina.

Antonio Casamonica, 26 anni, e i suoi due cugini Alfredo e Vincenzo Di Silvio, di 22 e 27 anni, sono in cella da due giorni per le aggressioni alla disabile e al barista, mentre è ai domiciliari, e si recherà oggi in carcere per l’interrogatorio, Enrico Di Silvio, che con offerte di denaro prima e minacce poi ha cercato di convincere le vittime a ritirare la denuncia.

La Direzione distrettuale antimafia ipotizza nei confronti dei quattro i reati, a vario titolo, di lesioni, minacce e danneggiamento, aggravate da modalità mafiose.

L’aggressione nel bar di via Salvatore Barzilai, quartiere La Romanina, risale al 1 aprile: Antonio Casamonica e il cugino Alfredo Di Silvio sono entrati nel locale con la pretesa di passare avanti agli altri clienti, hanno insultato il titolare, urlandogli “rumeno di merda”. In fila con loro c’era una donna, invalida civile. È stata l’unica a trovare il coraggio di rispondere alle minacce e agli insulti razzisti dei due criminali, e loro per tutta risposta prima le hanno strappato e rotto gli occhiali, poi l’hanno spinta contro un muro e colpita con ferocia, armati di una cintura, mentre lei implorava pietà e gli altri presenti non reagivano, pietrificati dal terrore. Prima di lasciare il locale altre urla contro la vittima: “Se chiami la polizia ti ammazziamo”. Dopo mezz’ora Alfredo Di Silvio è tornato in compagnia del fratello Vincenzo: i due hanno aggredito a colpi di bottiglia il barista ‘colpevole’ di non essersi occupato con solerzia di loro. Hanno devastato il bar, intimando al titolare di chiudere e gridando: “Qui comandiamo noi, fai quello che ti diciamo o ti ammazziamo!”

L’aggressione nel bar di via Salvatore Barzilai, quartiere La Romanina, risale al 1 aprile: Antonio Casamonica e il cugino Alfredo Di Silvio sono entrati nel locale con la pretesa di passare avanti agli altri clienti, hanno insultato il titolare, urlandogli “rumeno di merda”. In fila con loro c’era una donna, invalida civile. È stata l’unica a trovare il coraggio di rispondere alle minacce e agli insulti razzisti dei due criminali, e loro per tutta risposta prima le hanno strappato e rotto gli occhiali, poi l’hanno spinta contro un muro e colpita con ferocia, armati di una cintura, mentre lei implorava pietà e gli altri presenti non reagivano, pietrificati dal terrore. Prima di lasciare il locale altre urla contro la vittima: “Se chiami la polizia ti ammazziamo”. Dopo mezz’ora Alfredo Di Silvio è tornato in compagnia del fratello Vincenzo: i due hanno aggredito a colpi di bottiglia il barista ‘colpevole’ di non essersi occupato con solerzia di loro. Hanno devastato il bar, intimando al titolare di chiudere e gridando: “Qui comandiamo noi, fai quello che ti diciamo o ti ammazziamo!”

Secondo la gip, Clementina Forleo, “appare evidente che i Casamonica e i Di Silvio siano assurti a ‘padroni’ del territorio e che l’aggressione della donna prima e la spedizione punitiva nei confronti del barista con annessa devastazione del locale dopo, abbiano costituito una rivendicazione di tale diritto”.

“La complessiva condotta tenuta costituisce una ostentazione del potere su un territorio che gli indagati considerano sottoposto al loro dominio – prosegue la gip nell’ordinanza-. In altri termini, si è trattato di un modo per riaffermare il proprio potere anche per disincentivare eventuali future reazioni, rendendo evidente a tutti quale trattamento sarebbe stato riservato ai soggetti che non assecondavano i loro voleri”.

Durante le fasi del blitz, i familiari degli arrestati urlano e inveiscono contro polizia e qualche giornalista presente. Una troupe della trasmissione Nemo, della Rai, viene aggredita, la telecamera danneggiata a schiaffi.

Le indagini sono state condotte dalla squadra mobile di Roma, con il Servizio centrale operativo (Sco) e il commissariato Romanina, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia.

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