Roma, 15 mag. (LaPresse) – Gli agenti della polizia di Stato del commissariato Lido di Roma hanno eseguito il fermo di un uomo è sua moglie, entrambi romani ventenni già noti alle forze di polizia, perché ritenuti responsabili in concorso di omicidio e rapina.
È successo venerdì scorso: la vicenda trae origine dal ritrovamento, avvenuto in Via Enea Picchio, zona Nuova Ostia, lo scorso 8 ottobre, del giovane Milon Sayal, 33enne originario del Bangladesh, soccorso, per strada, da passanti e accompagnato, in ambulanza, prima all’Ospedale Grassi di Ostia e, successivamente, vista la gravità delle sue condizioni, al San Camillo, dove moriva dopo un giorno di agonia, a causa di un esteso ematoma cranico.
La sostanziale assenza di testimoni e la mancanza, sul corpo del deceduto, di evidenti segni di violenza, al punto da potere apparire, ad un primo approccio, decesso per cause naturali, rendevano estremamente difficili le indagini, inizialmente, ispirate dal dato anomalo relativo alla presenza, di domenica mattina, ad Ostia Nuova di un giovane bangladese, dalla vita assolutamente regolare, residente nel Quartiere San Giovanni e con un impiego fisso presso un centro ludico-sportivo del Tiburtino.
D’altra parte, le grida che i soccorritori avevano udito provenire dal luogo del ritrovamento e il fatto che il giovane Sayal non avesse più con sé il proprio telefono, appena acquistato, né la cospicua somma di circa mille euro (raccolta tra i suoi coinquilini per pagare l’affitto di casa), facevano pensare a una rapina finita in tragedia.
Il lavoro degli agenti consentiva, attraverso testimonianze, telecamere pubbliche e tracciati telefonici, di ricostruire le ultime ore di vita della vittima che, quella domenica di ottobre, utilizzando i mezzi pubblici, aveva raggiunto Ostia, per incontrarvi, dopo averla ripetutamente contattata telefonicamente, una giovane donna, probabilmente individuata attraverso un sito internet di incontri amorosi.
Le indagini hanno portato agli ambienti vicini alla donna, abitante a poche centinaia di metri da quella Via Enea Picchio, in cui era stato rinvenuto e soccorso Sayal Milon privo di sensi.
Quella mattina, ad aspettare ad Ostia Nuova Sayal non c’era solo la donna contattata telefonicamente, ma anche suo marito, pronto ad aggredirlo brutalmente a pugni e a rapinarlo dei suoi averi.
Nella giornata di venerdì 11 maggio, sono scattate le perquisizioni a carico degli indagati e di tutti coloro, in qualche modo, coinvolti nella vicenda. Il telefono appartenuto alla vittima è stato trovato in possesso di un giovane della zona che lo aveva ricevuto da una persona a cui la donna indagata lo aveva venduto.
Considerati gli elementi emersi nel corso della lunga indagine, il pubblico ministero ha ritenuto di sottoporre i due coniugi ventenni a fermo di persona gravemente indiziata di reato; provvedimento eseguito l’11 maggio dagli agenti del Commissariato Lido di Roma che hanno svolto le indagini.