Roma (LaPresse/AFP) – Urne aperte in Romania per il referendum contro i matrimoni omosessuali. In 19 milioni sono chiamati ad esprimersi, tra oggi e domani, per approvare un cambio della definizione di matrimonio. In modo che solo ‘un uomo e una donna’ possano unirsi e non più i ‘coniugi’, come attualmente prevede la legge.
Una vittoria del ‘sì’ è ampiamente prevista considerato che gli ultimi sondaggi danno il 90% delle persone a favore del quesito referendario. Perché il voto sia valido, è richiesta un’affluenza minima del 30 percento.
Una sconfitta rappresenterebbe un duro colpo ai socialdemocratici che hanno condotto una campagna, anche se ufficiosamente, insieme ai sacerdoti ortodossi per il ‘sì’.
A oggi le coppie omosessuali non sono autorizzate a sposarsi in Romania. Ma il timore di chi si oppone al referendum, è che una vittoria del ‘sì’ renda difficile o quasi impossibile per i gay e le lesbiche sposarsi in futuro.
Nei sondaggi il “si” è in netto vantaggio sul no
La comunità lgbt del paese, che già lamenta il fatto che gli omosessuali siano oggetto di una diffusa discriminazione, crede che il referendum, che ha l’esplicito sostegno della Chiesa ortodossa, alimenterà ulteriormente l’omofobia.
In Romania, che ha aderito all’Unione europea nel 2007 ed è il secondo membro più povero del blocco dopo la Bulgaria, l’omosessualità non è reato solo dal 2001.
La decisione del governo di portare avanti il referendum ha creato preoccupazioni a Bruxelles. Con il vice capo della Commissione europea, Frans Timmermans, che ha ricordato a Bucarest i suoi impegni in materia di diritti umani.
“Non voglio che i valori della famiglia siano trasformati in argomenti che incoraggiano i demoni più oscuri e l’odio contro le minoranze sessuali”, ha detto nel corso di una discussione su una serie di riforme che sembrano minare l’indipendenza del sistema giudiziario rumeno.
Alessandra Lemme