Rrahmani: “Sogno la semifinale di Champions League e il Kosovo al Mondiale”

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Amir Rrahmani

CASTEL VOLTURNO – Il suo nome, Amir, in arabo significa principe. E il suo cognome, Rrahmani, è uno dei 99 nomi islamici di Dio. Ma lui, che ormai a Napoli vive e gioca da sette anni, ha un animo scugnizzo, cementato da un legame che l’imminente rinnovo del contratto sino al 2028 renderà ancora più stretto. Amir Rrahmani, uno dei veterani dello spogliatoio, racconta e si racconta in un’intervista esclusiva con Cronache. A tutto campo parlando delle ambizioni della squadra e di quelle sue personali, di Napoli e Nazionale, di scudetto e Champions ma anche di guerra. Tutto con un aplomb e una voce sottile da bravo ragazzo che un po’ contrasta con il difensore ruvido ed efficace che si vede in campo e che ha conquistato Antonio Conte.

Questa è la seconda parte dell’intervista (LEGGI QUI LA PRIMA PARTE)

Nel suo percorso napoletano è stato allenato da Gattuso, Spalletti e ora da Conte: quali sono le differenze tra questi allenatori?

“A prescindere da quello che è il ruolo del tecnico, ogni persona è diversa. E ognuno ha il suo carattere ma anche il suo metodo di lavoro e la sua disciplina. Ognuno perciò ha le sue caratteristiche e con ognuno puoi avere o non avere feeling, dipende dalle situazioni e dai momenti che la squadra vive. Posso però dire che sono stato allenato da tutti bravi tecnici che hanno contribuito a portare il Napoli a questi due scudetti percorrendo una lunga strada”.

La costante è che con tutti questi tre allenatori lei ha sempre giocato titolare e Conte l’ha definita un computer e un soldato…

“Ci sono tipi di diversi di difenso- ri: quelli che seguono alla lettera le indicazioni dell’allenatore e quelli che le seguono meno perchè magari hanno più qualità. Questo discorso ovviamente non vale per gli attaccanti ma vale certamente per noi difensori e per i centrocampisti che dobbiamo seguire di più quello che l’allenatore vuole. Ogni tecnico ha il suo modo di giocare e di allenare ma sta a noi seguire le loro indicazioni. Perchè, alla fine, l’allenatore è il nostro comandate. E noi in campo siamo soldati”.

Allora ha ragione Conte, che la definisce uno dei più forti difensori al mondo: più una gratificazione o uno sprone a impegnarsi ulteriormente?

“Sicuramente mi spinge a impegnarmi di più perchè nel calcio quello che conta è quello che succede oggi non quello che successo ieri o la stagione passata. è importante dare il massimo ogni giorno perchè la gente vuole il risultato subito. E ricorda non le vittorie ma le sconfitte. Per questo dico che quando si vince una partita bisogna dimenticarselo in fretta e pensare subito a vincere la partita successiva. Ma questo è il calcio è in generale lo sport professionistico”.

Questo di oggi è il Napoli più forte in cui abbia giocato?

“Onestamente non so dirlo e non è una risposta politica perchè negli anni abbiamo avuto giocatori veramente molto forti. Credo che non riuscirei a rispondere anche se dovessi pensarci per giorni e giorni”.

A proposito di giocatori nuovi, quest’estate è arrivato Kevin De Bruyne: come è entrato l’uomo più che il campione nel vostro spogliatoio?

“E’ un ragazzo bravo, intelligente che ha saputo subito entrare in sintonia col resto della squadra. Questo però anche agevolato dal nostro spogliatoio. Negli anni sono venuti tanti giocatori che sono subito entrati in sintonia con noi perchè il nostro è un gruppo molto aperto, ha sempre accolto chi arrivava. Kevin è per noi è un giocatore fondamentale: gli staremo vicino perchè solo aiutandoci uno con l’altro possiamo portare il Napoli in alto”.

Questo al di là della concorrenza interna che pure esiste…

“E’ una cosa normale nelle grandi squadre dove ci sono almeno 2-3 giocatori importanti per ruolo. Ma noi non facciamo distinzione, ci supportiamo tutti a vicenda. Perchè alla fine quello che conta non è il singolo ma il risultato a cui la squadra arriva”.

Ha un soprannome con cui la chiamano i suoi compagni?

“No, mi chiamano semplicemente Amir”.

Non ha ancora giocato in Champions League: dove può arrivare il Napoli?

“Speriamo il più in alto possibile come in tutte le altre competizioni. Lavoriamo per arrivare al meglio, per essere tutti felici”.

Il Napoli è arrivato al massimo ai quarti, fare meglio significa arrivare in semifinale…

“Perchè no? Dobbiamo lavorare ed essere pazienti”.

A proposito: la doppia sfida europea col Milan è un rimpianto?

“Sì perchè eravamo in un buon momento ma ora guardiamo avanti e cerchiamo di fare ancora meglio”.

Il suo Kosovo è a un passo dal Mondiale: da capitano cosa vorrebbe dire la qualificazione?

“Sarebbe un sogno ma è anche vero che negli ultimi anni abbiamo fatto molto bene anche in Nations League. Ora possiamo lottare per il secondo ma anche per il primo posto. Un traguardo straordinario per un paese così piccolo”.

Una storia di riscatto per un paese che in passato è stato martoriato dalla guerra…

“Tutti i ragazzi che giocano in Nazionale sognano di portare la Nazionale a un Mondiale o ad un Europeo per far felice un intero popolo che ha sofferto tanto in passato. Ho sempre voluto essere un ambasciatore del Kosovo e porto la bandiera ovunque”.

E gli scenari di guerra oggi nel mondo che reazione suscitano in lei?

“Sto male quando vedo certe immagini o sento certo notizie. Sono assolutamente contrario e spero che cessino ovunque”.

Lei non ha tatuaggi: per un altro scudetto infrangerebbe la regola?

“Non lo dico perchè sono scara- mantico. Non succede ma se succede…”

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