CASAL DI PRINCIPE – Un miracolo. Perché dopo tanto sgolarsi, spiegare, altre soluzioni all’orizzonte per fermare le ruspe non ci sono. La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha risposto picche alla richiesta di Renato Natale di rinviare la demolizione. E così, se non ci sarà il colpo di scena, se non accadrà il miracolo, domani i due appartamenti di via Ancona, che dal 2014 ospitano le famiglie dei fratelli Luigi e Aniello Stabile (con quattro minori da accudire) andranno giù. “Ma io sono un uomo di fede – ha dichiarato Renato Natale -. E fino alla fine spero nel miracolo”.
La fascia tricolore aveva chiesto ancora tre mesi: è il tempo che serve per rendere abitabile il bene confiscato al clan dei Casalesi in via Baracca, nel quale saranno ricavati due alloggi. “Il Comune lo aveva acquisito soltanto lo scorso maggio e la gara per affidare gli interventi necessari si concluderà fra pochi giorni. Entro novembre le due famiglie si sarebbero potute trasferire lì – ha fatto sapere il sindaco -. Avevo presentato una relazione in Procura e avevo reiterato la richiesta di avere altri 100 giorni durante la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di venerdì scorso. Ma non hanno voluto sentir ragione”. E così gli Stabile si ritroveranno senza un tetto. Gli appartamenti dove vivono, costruiti nel 2000, sono ‘fuori legge’. Ma loro non sono speculatori, non hanno costruito dove non si poteva per investire nel mattone, per fare business: sono ‘abusivi di necessità’.
L’ordine di demolizione era arrivato in municipio a marzo, in piena pandemia da Covid-19. E Natale e la sua maggioranza subito si attivarono per chiedere un rinvio: volevano tempo per cercare una nuova sistemazione alle due famiglie. Ottenuto, hanno provato coinvolgendo i privati: avevano chiesto a chi era in possesso di seconde case, non abitate, di fittarle agli Stabile, con la garanzia che sarebbe stato il Comune a pagare il canone di locazione. Ma nessuno ha risposto all’avviso. E così l’Ente è stato costretto a virare sul bene confiscato: destinare la villetta di via Baracca, sottratta alla camorra, all’housing sociale. Ma non è una procedura immediata. E’ servito e serve ancora tempo.
“La Procura svolge il suo ruolo. Applica la legge. A marzo l’ordine di abbattimento che ci venne inoltrato non riguardava soltanto gli appartamenti di via Ancona, ma anche un’altra struttura disabitata. E quella non abbiamo avuto alcuna difficoltà a demolirla. Per via Ancona, invece- ha chiarito Natale -, c’è un problema di carattere sociale. Ci sono dei bambini che si ritroveranno senza un tetto, senza la stanzetta dove sono cresciuti, senza la prospettiva di un alloggio sicuro”. L’abbattimento delle case di via Ancona è frutto di una sentenza diventata esecutiva nel 2005. “E fino al 2018 non c’è stata alcuna azione da parte di alcun organo. Nessuno aveva fatto nulla. E tre anni fa è stata la mia amministrazione ad adempiere a tutti gli atti necessari per concretizzare la demolizione. La Procura nel 2019 chiese l’attivazione del mutuo per avviare l’operazione di abbattimento e noi ubbidienti abbiamo fatto tutto. Non è nostra intenzione impedire che si concretizzi la procedura – ha chiarito la fascia tricolore -, volevamo solo altri tre mesi per dare un nuovo tetto a chi verrà sfrattato ed è in difficoltà economica”. La Questura ieri ha già notificato all’Ente il protocollo da adottare domani in occasione dell’arrivo delle ruspe. Il pericolo che ci sia una reazione forte da parte dei cittadini c’è. “So che faranno un sit-in in piazza Villa e poi un corteo fino alle case da abbattere. Io e i miei colleghi abbiamo invitato gli organizzatori di questa manifestazione a tenere toni pacifici” ha commentato il sindaco.
Tornando al miracolo, se non accadrà Renato Natale questa mattina si dimetterà e spiegherà il motivo nella conferenza stampa che si terrà alle 11 nell’aula consiliare. “Nel giorno in cui per far rispettare la legge si corre il rischio di essere ingiusti io non voglio essere sindaco. Lo avevo detto: quando si abbatterà un’abitazione con all’interno delle persone io non vorrò essere sindaco”, ha affermato. La speranza è che le dimissioni diano una spinta agli organi extra-comunali ad affrontare con decisione il tema degli ‘abusivi di necessità’, del costo delle demolizioni, del loro peso sulle casse comunali che in molti casi significano traghettare il municipio al dissesto.