Pussy Riot, parla Verzilov: “Sono certo di essere stato avvelenato”

Le dichiarazioni dell'attivista russo ricoverato a Berlino

Invasione di campo delle Pussy Riot in Francia-Croazia (AFP PHOTO / Mladen ANTONOV)

BERLINO (LaPresse/AFP) – Il militante del gruppo delle Pussy Riot, Piotr Verzilov, ricoverato a Berlino, “crede fermamente” di essere stato avvelenato dalle autorità russe, forse a causa della sua volontà di indagare sulla morte di tre giornalisti russi in Africa centrale. Verzilov, 30 anni, era stato ricoverato in gravi condizioni una decina di giorni fa a Berlino, dopo il suo trasferimento da Mosca da parte di un’ong. Anche i medici credono che “molto probabilmente” sia stato vittima di avvelenamento.

La tesi di Verzilov: avvelenamento

“Sto di nuovo bene, spero di uscire il prima possibile. E voglio tornare in Russia”, ha detto in un’intervista alla Bild. Verzilov è uno dei quattro membri delle Pussy Riot che si era introdotto sul campo da calcio durante la finale della Coppa del mondo di calcio in Russia travestito da falso agente di polizia. E’ fondatore del sito Mediazona, che fornisce informazioni sui processi di chi difende i diritti umani in Russia.

Pussy Riot, le dichiarazioni dell’attivista 

“Ci sono due possibili ragioni per cui i servizi segreti russi potrebbero avvelenarmi. Da una parte, l’azione della finale della Coppa del Mondo, che li ha imbarazzati, e dall’altra i miei collegamenti con i 3 giornalisti russi assassinati in Africa”, ha dichiarato l’attivista di Bild.
“Credo fermamente che l’intelligence russa sia la fonte del mio avvelenamento, forse è stato il GRU”, l’intelligence militare, ha aggiunto. Secondo lui, “l’avvelenamento era così professionale che non si può concludere diversamente”.

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