WASHINGTON – Stati Uniti in ansia in attesa di scoprire i dettagli della relazione del procuratore speciale Robert Mueller sul cosiddetto ‘Russiagate’ che potrebbe segnare un punto di svolta per il presidente americano Donald Trump in vista anche delle presidenziali del 2020.
Le conclusioni di Mueller
Il discreto e metodico Mueller ha consegnato venerdì le sue conclusioni al ministro della Giustizia, Bill Barr. L’unico destinatario dell’indagine durata 675 giorni sulla presunta collusione tra Mosca e lo staff di Trump nelle elezioni del 2016.
Il documento, che potrebbe già essere diffuso questo week-end (Barr dovrebbe trasmettere il dossier al Congresso), deve rispondere a due domande centrali. Lo staff del tycoon ha lavorato fianco a fianco con Mosca durante la campagna del 2016? E poi, il 45esimo presidente degli Stati Uniti ha cercato di ostacolare la giustizia?
Trump mette in discussione la legittimità dell’inchiesta
Sempre pronto a twittare, Trump, che sta trascorrendo il fine settimana in Florida al Mar-a-Lago club, non ha ancora commentato. Per mesi ha denunciato instancabilmente una “caccia alle streghe” nei suoi confronti per screditarlo (questa espressione è stata usata 180 volte su Twitter).
Tre giorni fa ha nuovamente messo in discussione la legittimità dell’inchiesta: “È straordinario che quando hai effettuato una grande vittoria, qualcuno arrivi e scriva un rapporto dal nulla”, ha cinguettato. “Spiegatemi questo perché i miei elettori non lo capiscono e nemmeno io”, ha aggiunto.
Il caso sia avvia alla conclusione
In assenza di rivelazioni sensazionali, il magnate repubblicano potrebbe emergere ancora più forte dall’episodio soprattutto se, come hanno anticipato alcuni deputati, l’indagine non dimostrasse la collusione con la Russia. Il procuratore Mueller non ha raccomandato nuove accuse dopo le sue indagini, fanno sapere i media statunitensi.
Le accuse contro il presidente Trump
Ma molti osservatori ritengono che l’inquilino della Casa Bianca potrebbe essere accusato di aver tentato di ostacolare l’inchiesta con pressioni verbali sull’ex ministro della Giustizia Jeff Sessions e sul suo vice, Rod Rosenstein, o con l’improvviso licenziamento del capo dell’FBI James Comey nel maggio 2017. In un’intervista a Fox News, lo stesso Trump ha ammesso di aspettarsi di essere accusato di questo.
Si attende la pubblicazione del rapporto
La domanda che gli americani si pongono ora è quale parte del rapporto sarà resa pubblica? Quanto presto? Per ora, è il ministro della Giustizia Barr ad avere in mano il gioco. La Casa Bianca ha assicurato di non essere stata informata del contenuto del prezioso documento. Mueller, ex capo dell’Fbi di 74 anni, ha mantenuto il più totale riserbo negli ultimi 20 mesi. “I prossimi passi toccano al ministro della giustizia Barr, e non vediamo l’ora che il processo segua il suo corso”, ha dichiarato la portavoce dell’esecutivo statunitense Sarah Sanders.
La richiesta dei leader democratici
Intanto, i leader democratici del Congresso hanno chiesto la sua pubblicazione senza che la Casa Bianca lo vedesse per prima. L’inchiesta riguarda “domande sull’integrità della nostra democrazia”, hanno precisato la speaker della Camera Nancy Pelosi e il leader del Senato democratico Chuck Schumer. “Il popolo americano ha il diritto alla verità”, hanno aggiunto.
Anche molti candidati presidenziali democratici per il 2020 hanno chiesto la pubblicazione del documento, che è stato oggetto di intense speculazioni. “Come ha detto Donald Trump, ‘tiratelo fuori'”, ha twittato Bernie Sanders. “Comunicate il rapporto Mueller a tutti gli americani ora”, ha esortato Elizabeth Warren.
L’interdizione giudiziaria di Manafort e Cohen
Ex capo dell’FBI sotto i presidenti George W. Bush e Barack Obama, Robert Mueller è stato nominato nel maggio 2017 ‘procuratore speciale’ dal Ministero della Giustizia per garantire l’indipendenza delle indagini su questo dossier ultra-sensibile. La sua inchiesta ha già portato all’interdizione giudiziaria dell’ex capo della campagna di Donald Trump, Paul Manafort, e dell’ex avvocato personale del presidente, Michael Cohen, tutti e due condannati per vari illeciti e false dichiarazioni.
(LaPresse/AFP)