WASHINGTON – Non esiste alcuna collusione tra la campagna elettorale di Donald Trump e la Russia. È questo il sunto delle parole di Robert Mueller, procuratore speciale per il Russiagate. Il numero uno statunitense è stato dunque completamente assolto nell’inchiesta che lo vedeva protagonista in negativo della storia.
Il risultato attuale dell’inchiesta Russiagate
Non esiste dunque alcuna cospirazione o collaborazione segreta tra Trump e il governo russo. E a ribadirlo è stato il ministro della Giustizia William Barr: “Il procuratore speciale – ha sottolineato – non ha rinvenuto che la campagna di Trump, o qualcuno associato con questa, abbia cospirato o si sia coordinato con il governo russo nei suoi sforzi, nonostante le varie offerte giunte da individui affiliati con la Russia per assistere la campagna di Trump”. Soddisfazione evidente anche dalla Casa Bianca: “Dal rapporto di Robert Muller – ha affermato la portavoce del quartier generale americano Sarah Huckabee Sanders – emerge la totale e completa assoluzione di Donald Trump”. Questione chiusa dunque? Solo in parte, tant’è vero che il procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller appunto, non ha ‘esonerato’ il presidente degli Stati Uniti dall’ostruzione alla giustizia: “Il rapporto – ha sottolineato Barr in una lettera esplicativa – non conclude che il presidente abbia commesso un reato, ma allo stesso tempo non lo esonera”.
La spesa pubblica per lo svolgimento dell’inchiesta
Sebbene si sia arrivati ad un dato certo, l’opera dei giudici potrebbe non fermarsi qui e, al tempo stesso, il dato economico relativo al Russiagate (già particolarmente gravoso) potrebbe dunque aumentare. Fino ad oggi, per indagare sulle presunte interferenze russe nelle presidenziali del 2016, sono stati spesi 25 milioni di dollari con i legali impegnati in centinaia di ore in interrogatori. Il solo Michael Flynn ad esempio, vale a dire l’ex consigliere alla sicurezza nazionale di Donald Trump, è stato sentito in 19 interrogatori per un totale di 62 ore e 45 minuti.