S. Maria Capua Vetere. Muore dopo il colpo di pistola alla testa

Indaga l’Antimafia, l’ipotesi sul movente è quella di un regolamento di conti tra gang

Colpito da una pallottola alla testa nella notte di Capodanno, muore il giovane Nebbia: sì dei familiari all’espianto degli organi. Adesso si procede nelle indagini per omicidio. E’ morto dopo cinque giorni di agonia all’ospedale di Caserta il 26enne Emanuele Nebbia, ferito al rione Iacp di Santa Maria Capua Vetere da un proiettile alla testa la notte di Capodanno; un episodio quasi da subito classificato dalla polizia della Squadra Mobile di Caserta come un agguato. Le indagini sono coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli che ipotizza un regolamento di conti di cui sarebbe rimasto vittima il 26enne. Il giovane era stato colpito sul pianerottolo di ingresso dello stabile in cui viveva. Ieri mattina sono stati disattivati i macchinari che tenevano ancora in vita il 26enne dopo che i medici dell’ospedale ne avevano dichiarato la morte celebrale nei giorni scorsi. I familiari hanno acconsentito alla procedura di espianto degli organi. Il corpo di Emanuele Nebbia dal Reparto di Terapia Intensiva, dove era stato ricoverato dopo l’accesso al presidio ospedaliero, è stata trasportata all’istituto di medicina legale casertano. Disposto l’esame autoptico che consentirà l’estrazione dell’ogiva rimasta incastrata nel cranio della vittima che i sanitari non riuscirono ad asportare a seguito di un intervento chirurgico. Il ferimento del giovane è avvenuto alle 24 e 30 della notte tra il 31 dicembre e ieri. Il 26enne è stato raggiunto dal colpo sul pianerottolo di ingresso che conduce alle scale della palazzina dove abita. Stava scendendo in strada per i festeggiamenti di Capodanno. Le sue condizioni furono subito considerate gravissime. Ieri il decesso. Che nel rione Iacp, teatro del raid di piombo che ha ucciso Emanuele Nebbia, 26enne, ci sia uno scontro tra almeno due gruppi, in lotta per accaparrarsi, in esclusiva, la gestione delle piazze di spaccio, ormai è un dato certo. E a dare solidità a questa ricostruzione ci sono le ‘stese’, gli incendi, le spedizioni punitive e il ritrovamento di armi: tutti episodi che hanno caratterizzato il 2023 appena trascorso (anno che si è rivelato non serenissimo per la città del Foro). L’episodio dell’uccisione del giovane è certamente quello più grave che si è registrato in una città che si trova a fare i conti con una escalation inaudita di violenza. Una polveriera. La città del Foro si trova a fare i conti con uno scontro tra bande che non è solo legata a dissidi giovanili, anzi. L’impressione ricavata negli ambienti investigativi è che alla base dello scontro in atto tra diversi gruppo ci sia il controllo dello spaccio in città. Un fenomeno grave e allarmante che è stato anche al centro di una riunione informale tenuta in Questura per affrontare i problemi di alcune città legati alla movida come Caserta, Marcianise, Aversa e appunto Santa Maria Capua Vetere. Ma in città è emerso che il problema a cui prestare attenzione non è solo la movida ma anche la lotta per il controllo delle piazze di spaccio.

Carcere, reparto Volturno: emergenza dopo la rivolta

SANTA MARIA CAPUA VETERE (ac) – Nel primo pomeriggio di giovedì alcuni detenuti del reparto Volturno, in particolare del terzo piano, della Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere hanno inscenato una protesta per la mancata concessione, a uno di loro, Diamante Nebbia (nella foto), fratello del defunto Emanuele, di un permesso di necessità ai sensi dell’articolo 30 dell’ordinamento penitenziario. Al terzo piano predetto erano presenti 64 detenuti, mentre quasi 200 erano i reclusi in tutto il reparto Volturno. La protesta si è sviluppata, oltre che al terzo piano, pure al piano terra dello stesso reparto e, per quanto abbiamo potuto ricostruire, ha visto attivamente coinvolte alcune decine di detenuti, considerato che al Volturno vige il modello custodiale a celle aperte. “Al terzo piano sono state fra l’altro divelte alcune brande che sono servite da sbarramento ai cancelli quando i detenuti, che a questo punto non possiamo non definire rivoltosi, hanno pensato di asserragliarsi. Il piano terra, dove insistono aule didattiche, infermeria, locali per la videosorveglianza, invece, è stato completamente devastato, con la distruzione di apparecchiature, arredi e suppellettili e con danni ingentissimi. Non si sono per fortuna registrati feriti o contusi”. A ricostruire l’accaduto è Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria. “Nell’immediatezza degli eventi, giovedì pomeriggio, ci siamo trovati a commentare notizie frastagliate per come pervenivano e che comunque, al di là di qualche possibile inesattezza, non ci sembrano sostanzialmente diverse dai fatti realmente accaduti e non muta di una virgola il senso delle nostre dichiarazioni, che ribadiamo integralmente. Al contrario, a chi piuttosto avventatamente ha parlato di ‘procurato allarme’ ci sentiremmo di suggerire di non rischiare di avallare, magari senza volerlo, comportamenti violenti, seppure contro il patrimonio pubblico e non direttamente contro le persone e comunque sprezzanti della civile convivenza, dell’ordine penitenziario, delle leggi e delle istituzioni, sminuendo l’accaduto e quasi infantilizzandone gli interpreti”, spiega ancora il Segretario della Uilpa polizia penitenziaria. “La verità è che persino in situazioni a ‘trattamento avanzato’ come al Volturno, la Polizia penitenziaria pure nel notiziare di un atto della magistratura di competenza deve temere violente reazioni, non avendo peraltro né le risorse umane né gli strumenti organizzativi e materiali per intervenire con prontezza ed efficacia senza rischio per l’incolumità propria e della stessa utenza” conclude.
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