Salario minimo: atteso accordo su direttiva Ue, per l’Italia nessun obbligo

Foto AP Jean-Francois Badias

BRUXELLES – E’ atteso attorno a Mezzanotte l’accordo sulla direttiva Ue sul salario minimo. Dopo mesi di trattative le tre istituzioni europee sembrano intenzionate a chiudere e vagliare la proposta della Commissione europea emendata, volta a regolare i salari minimi nell’Ue. L’intenzione dell’Unione europea, di fronte alle evidenti disparità salariali e regolamentari dei vari Stati, certificate anche dall’Ocse, è quella di rafforzare ed estendere la copertura della contrattazione collettiva e proteggere i lavoratori fornendo loro un salario minimo attraverso i negoziati.

Basti pensare che nel 2021 si andava dai 332 euro mensili di salario minimo della Bulgaria ai 2.202 euro del Lussemburgo. Ma bisogna distinguere, quando si parla di salario minimo, tra quello per cui il tetto base salariale è fissato da una legge, ed è il caso della maggior parte dei paesi Ue, e quello in cui è la contrattazione collettiva tra datori di lavoro e sindacati a stabilire le quote minime. L’Italia è uno dei sei paesi (gli altri sono Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia), in cui appunto non esiste una norma che stabilisce un tetto minimo di retribuzione.

L’accordo sulla nuova direttiva Ue dovrebbe prevedere l’istituzione di un salario minimo per legge solo per quei paesi in cui i contratti di lavoro affidati alla contrattazione collettiva siano meno dell’80%. Non solo: nella posizione del Consiglio Ue, si intende inserire anche un impulso a promuovere la contrattazione collettiva nei paesi ove è più bassa. Questi paesi, se hanno una copertura di contrattazione collettiva inferiore al 70%, dovrebbero anche stabilire un piano d’azione per promuoverla.

Da quanto risulta, dunque, il nostro paese sarebbe escluso dall’obbligo dell’introduzione di un salario minimo per legge ma il nuovo quadro europeo darebbe una forte spinta in tal senso, perché incentiva l’uso della contrattazione collettiva e definisce tutta una serie di criteri che il legislatore dovrà e potrà considerare qualora volesse adottare un salario minimo per legge. Di certo, tiene alto il dibattito e porta l’attenzione ai bassi livelli salariali italiano che hanno visto una crescita tra le più basse in Europa.

L’impegno Ue sulle condizioni dei lavoratori si fonda sul pilastro europeo dei diritti sociali, sancito a Goteborg nel 2017. E ha visto recentemente anche una proposta di direttiva sui lavoratori delle piattaforme online – i rider per intenderci, ma non solo – ma anche sul divieto di importare e commerciare prodotti frutto di sfruttamento lavorativo. Nell’ottobre 2019 il Parlamento ha adottato una risoluzione in cui invitava la Commissione a proporre uno strumento giuridico per salari minimi equi nell’Ue.

E nell’ottobre 2020 la Commissione europea ha adottato la sua proposta, su cui lo scorso novembre il Parlamento europeo ha approvato il mandato concordato dalla commissione per l’occupazione e gli affari sociali per negoziare con il Consiglio Ue. Agli Stati membri in cui la contrattazione collettiva è disponibile per meno dell’80% della forza lavoro, si chiede di adottare misure attive per promuovere questo strumento. A tal fine, dovrebbero consultare le parti sociali e informare la Commissione europea delle misure adottate.

Inoltre, secondo la direttiva, i lavoratori non possono essere impediti di aderire a un sindacato, farlo e le autorità nazionali dovrebbero garantire che i lavoratori abbiano il diritto al ricorso, se i loro diritti sono violati. La direttiva introdurrebbe alla Commissione relazioni annuali da parte degli Stati membri sui dati sulla protezione del salario minimo. Una volta raggiunto l’accordo tra i colegislatori europei – Parlamento e Consiglio Ue – la proposta dovrà tornare in commissione parlamentare e poi in plenaria per il voto definitivo.

Infine, servirà anche l’ok conclusivo del Consiglio Ue prima di poter entrare in vigore. Tempi tecnici permettendo, che dipendono dall’accuratezza dell’accordo politico da trasporre in testo legislativo, avremo la nuova direttiva dopo l’estate, quando forse il dibattito italiano sarà ancora più polarizzato.(LaPresse)

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