ROMA (Giuseppe Palmieri) – Alle 19,58 è stato il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti ad annunciare l’inizio della più grave e controversa crisi istituzionale della storia della Repubblica. “Il premier incaricato Giuseppe Conte ha rimesso il mandato”. Inutili gli ultimi incontri per salvare il ‘governo del cambiamento’. Tutto è naufragato sul nome di Paolo Savona come ministro dell’Economia. Sergio Mattarella ha posto il veto. Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno detto basta. E chiesto il voto anticipato.
La resa di Conte, difesa e contrattacco di Mattarella
Conte si è presentato immediatamente ai microfoni della sala stampa del Quirinale. Ha spiegato di aver “profuso il massimo sforzo e la massima attenzione per adempiere a questo compito in una clima di piena collaborazione con gli esponenti di M5S e Lega”. Lasciando intendere, quindi, che allo stato è impossibile trovare altra soluzione diversa dal ritorno alle urne. Pochi minuti dopo il Capo dello Stato è intervenuto in prima persona. E ha spiegato le ragioni che hanno portato al naufragio del tentativo di dare un governo al Paese. “Ho condiviso e accettato tutte le proposte tranne quella del ministro dell’Economia. Ho chiesto un autorevole esponente politico della maggioranza, ma ho registrato con rammarico indisponibilità ad ogni altra soluzione”.
La paura dell’addio all’Euro
Il Presidente ha fatto riferimento a una situazione che “ha messo in allarme risparmiatori e investitori italiani e stranieri. Ha portato a un’impennata dello spread che ha creato rischi concreti per i risparmi dei nostri cittadini e le famiglie italiane”. Mattarella si è mosso, in alcuni momenti, in difesa: “Nessuno può sostenere che io abbia ostacolato la nascita del governo definito di cambiamento. Ho invece accompagnato questo tentativo nel rispetto delle regole della Costituzione”. E con quest’ultima chiave ha spiegato di non aver potuto accettare il nome di un ministro che metteva in discussione “probabilmente, forse inevitabilmente”, la presenza dell’Italia nell’area Euro.
“Nelle prossime ore assumerò un’iniziativa”
Tirando le somme, quindi, Mattarella ha dichiarato di aver respinto la nascita del governo per la sola presenza di Savona. Le sue idee, a suo dire, avrebbero messo a prescindere in discussione il ruolo dell’Italia nella moneta unica. E anche preoccupato i governi e gli investitori stranieri. Cosa accadrà adesso? “Non faccio le affermazioni di questa sera a cuor leggero, ho fatto tutto il possibile perché nascesse un governo politico. Sono stato informato di richieste di alcune forze politiche di andare a elezioni ravvicinate. E’ una decisione che mi riservo di prendere dopo aver valutato quanto accadrà in Parlamento. Nelle prossime ore assumerò un’iniziativa”. Il Capo dello Stato è apparso teso, desideroso di difendere le prerogative del suo ruolo. E di giustificarsi per la mancata nascita del governo, consapevole delle conseguenze della sua posizione.
La rabbia di Di Maio
Inevitabile la furiosa reazione di Lega e 5 Stelle. “Non ci è stato permesso di governare perché le agenzie di rating erano preoccupate, gli investitori erano preoccupati per un uomo che andava a fare il ministro dell’Economia? Allora diciamocelo chiaramente che in questo Paese è inutile votare, tanto i governi li decidono le agenzie di rating e le lobby finanziarie nonostante il popolo abbia dato più del 50% dei consensi a due forze politiche. In Italia puoi essere un condannato per frode fiscale, puoi essere Angelino Alfano, puoi esserti macchiato di reati contro la pubblica amministrazione, puoi essere sotto indagine per corruzione e il ministro lo puoi fare. Ma se critichi l’Europa non puoi neanche pensare di essere ministro dell’Economia. Non finisce qui”, ha tuonato Luigi Di Maio.
Insorge anche Matteo Salvini
“Abbiamo lavorato per settimane, giorno e notte, per far nascere un governo che difendesse gli interessi dei cittadini italiani. Qualcuno (su pressione di chi?) ci ha detto no. Mai più servi di nessuno, l’Italia non è una colonia, non siamo schiavi di tedeschi o francesi, dello spread o della finanza”, ha aggiunto Salvini. Chiesto ufficialmente il ritorno al voto. E non è finita.
La lista dei ministri strappata al Quirinale
Nel corso della serata Di Maio ha reso nota anche la lista integrale dei ministri presentata al Quirinale. Era così composta: Giuseppe Conte premier. Vicepresidente e ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio. Vicepresidente e ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Rapporti con il parlamento, Riccardo Fraccaro. Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno. Affari Regionali, Enrica Stefani. Sud, Barbara Lezzi. Disabilità, Lorenzo Fontana. Affari Esteri, Luca Giansanti. Giustizia, Alfonso Bonafede. Difesa, Elisabetta Trenta. Economia e finanze, Paolo Savona. Politiche agricole, Gian Marco Centinaio. Infrastrutture e trasporti, Mauro Coltorti. Istruzione, Marco Bussetti. Beni Culturali, Alberto Bonisoli. Salute, Giulia Grillo, Sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti.
Parte la richiesta di impeachment del Capo dello Stato
Dopo le parole di Mattarella, difeso a spada tratta in questi convulsi minuti dal Pd, è arrivata una clamorosa iniziativa da parte di Fratelli d’Italia: “Chiederemo al Parlamento italiano la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica per alto tradimento a norma dell’articolo 90 della Costituzione perché di gente che fa gli interessi delle nazioni straniere e non degli italiani ne abbiamo vista fin troppa”, ha detto Giorgia Meloni, leader di Fdi.
Carlo Cottarelli convocato dal Presidente
E la richiesta di impeachment potrebbe essere sostenuta anche dal Movimento 5 Stelle, che sta valutando. Secco ‘no comment’ dal Quirinale a questa notizia. Nelle prossime ore potrà succedere di tutto. Dalle dimissioni di Mattarella, all’impeachment, alla nascita di un governo di scopo che traghetti l’Italia alle elezioni anticipate, al ritorno di Paolo Gentiloni. Il Capo dello Stato, però, ha deciso di evitare il braccio di ferro e rompere subito gli indugi. Così ha convocato per domattina Carlo Cottarelli, economista ed ex commissario alla spending review del governo Renzi, al Quirinale. Probabilmente affiderà a lui l’incarico di formare un governo del presidente. Un tentativo disperato che servirà, con ogni probabilità a garantire al Paese un esecutivo con il quale arrivare alle elezioni anticipate. L’Italia osserva attonita la crisi più drammatica della sua storia repubblicana.