ROMA – Si riaffaccia l’ipotesi del voto: l’accordo tra M5S e Pd (per ora) sembra un’opzione irrealizzabile. A far saltare il tavolo c’è il no dei vertici dem al Conte bis.
L’incontro delle 11 previsto a Palazzo Chigi tra le due compagini è ufficialmente saltato. A renderlo noto è stata la Presidenza del Consiglio.
Troppe le distanze su alcuni punti tra Pd e grillini. Zingaretti e ‘compagni’ vogliono un governo di discontinuità: riproporre Conte come presidente del Consiglio sarebbe il primo punto da evitare.
Di Maio pone le condizioni
“Così non va proprio bene – si legge in una nota del M5S – al termine delle 4 ore di incontro concluso in nottata-. Così non si può lavorare. O si cambia atteggiamento o è difficile”.
Di Maio sulla posizione di Conte è irremovibile: “Se non dicono sì è inutile vedersi, sono stanco dei giochini. Rivedremo il Pd quando nei loro organi di partito avranno dato l’ok all’incarico a Conte. Nessun altro incontro fino a quando non avranno chiarito ufficialmente la loro posizione ”.
Pd schiaffeggiato
Il confronto a quattro tra Pd e M5S, iniziato ieri sera alle 9, non ha dato i frutti sperati. Anzi. Il primo a lamentarsi di come stiano andando le cose in questi primi tentativi di inciucio è stato Carlo Calenda, ex viceministro dello sviluppo economico nei governi Letta e Renzi che ha definito la trattativa come “spettacolo indecoroso” nel quale il “Pd è stato preso a schiaffi da Di Maio e soci”.
Frizioni notturne
Già nella notte, al termine del faccia a faccia tra le due delegazioni, erano arrivati segnali poco rassicuranti dal partito di Grillo: “È un momento delicato – avevano dichiarato – e chiediamo responsabilità. Ma la pazienza ha un limite. L’Italia non può aspettare, servono certezze. Il Pd ha parlato solo di ministeri, non di programmi. Aspettiamo la posizione ufficiale del Pd sul Conte bis. I dem lo dicano chiaramente, Conte merita rispetto”.
Incontro saltato
E così è saltato anche l’incontro previsto per questa mattina alle 11 a Palazzo Chigi tra le due delegazioni. Dunque all’orizzonte si addensano nuvoloni neri: la crisi di governo sembra tutt’altro che risolvibile se non attraverso le urne. Vari i nodi da sciogliere come giustizia, decreti sicurezza e la manovra 2020.
Paragone: no ad accordo
Gianluigi Paragone del M5S è tra quelli che si oppongono all’inciucio: “Io non ragiono in termini di correnti – ha fatto sapere – però il mio voto di fiducia per coerenza non ci sarà”