ROMA (LaPresse) – Convegno della chirurgia italiana. ‘Fuoriclasse del bisturi’ impegnati in dimostrazioni tecniche di particolare difficoltà, operazioni chirurgiche complesse. E casi risolti grazie alla prontezza e alla bravura del chirurgo. La sala operatoria diventa il teatro dove va in scena uno spettacolo scientifico. Un gesto tecnico che può restare un unicum nel suo genere oppure tramutarsi in una best practice da utilizzare con determinate patologie.
I temi affrontati dal convegno
Urgenza e trauma, day surgery, chirurgia della mammella, chirurgia pancreatica, della parete addominale, del torace, infezioni in chirurgia e obesità. Sono solo alcune delle tematiche tecniche che verranno affrontate durante il congresso.
‘Saper essere chirurghi: insieme con una sola identità’ è il titolo della manifestazione. Durante la quale la comunità chirurgica italiana si interrogherà anche sulle problematiche che riguardano la vita in corsia del personale medico e sanitario. Dalle aggressioni a medici e infermieri in corsia alla mancanza di giovani chirurghi. E dalla loro formazione all’accreditamento delle società scientifiche.
L’applicazione delle nuove tecnologie alla chirurgia
Particolare attenzione verrà posta all’applicazione delle nuove tecnologie in chirurgia. “La chirurgia robotica ha fatto passi da gigante e presto a disposizione dei chirurghi ci saranno dei nuovi strumenti”. Lo dichiara il Presidente della Società Italiana di Chirurgia, Marco Montorsi.
La formazione professionale e le criticità del settore
“Il paradosso è che la formazione professionale in questo momento non riesce a garantire la copertura necessaria per formare i professionisti all’utilizzo di queste tecnologie. Corriamo il rischio di avere i robot ma di non avere i chirurghi che li conoscono e li sanno utilizzare. Occorre quindi un ragionamento sull’introduzione delle nuove tecnologie. E su come rendere questo processo sostenibile”.
Per il professor Montorsi “è necessario avere delle risposte. Anche sul ricambio generazionale in sala operatoria. I numeri sono impietosi e testimoniano una criticità che riguarda tutta la categoria. Senza nuovi concorsi, nuove assunzioni e un serio ragionamento sulle scuole di specializzazione rischiamo in futuro di rimanere con pochi professionisti. E di conseguenza con poche eccellenze”.