ROMA – “Oltre 200.000 italiani non sanno di essere affetti da Epatite C. E il nostro Paese è tra quelli in Europa con il maggior numero di persone esposte al virus. L’Italia ha raggiunto il primo obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) della riduzione al 65% delle morti da Epatite C. Ma è ancora lontana da quello dell’eradicazione del virus entro il 2030”.
I dati sulla diffusione dell’epatite C
E’ quanto emerso oggi a Roma durante i lavori di ‘L’Europa e l’Italia nell’obiettivo dell’eradicazione dell’infezione da HCV’, svoltisi all’Auditorium ‘Cosimo Piccinno’ del Ministero della Salute che si è aperto con un messaggio inviato dal Ministro della Salute Giulia Grillo. E al quale hanno partecipato numerose personalità tra cui il dg dell’Aifa Luca Li Bassi; i parlamentari Paola Binetti e Ricardo Batista Leite (direttore Public Health dell’Università Cattolica del Portogallo).
Durante l’evento, promosso dall’Osservatorio Sanità e Salute in collaborazione con ONDE – Osservatorio Nazionale per i diritti dei Malati, hanno analizzato i risultati ottenuti nella lotta alle malattie del fegato indotte dal virus C (HCV) dopo l’introduzione dei farmaci antivirali ad azione ‘diretta’.
Molti non sanno di aver contratto il virus
“Oggi, grazie alla nuova terapia antivirale IFN-free (DAA) è possibile guarire nel 95% dei casi. Ma, purtroppo, la maggior parte dei pazienti affetti da Epatite C non ne è a conoscenza o non si cura sistematicamente. Infatti attualmente sono stati avviati solo 170mila trattamenti antivirali a fronte dei 240mila previsti per il triennio 2017-2019-ha dichiarato il prof. Gian Ludovico Rapaccini, direttore U.O. Medicina Interna e Gastroenterologia della Fondazione Policlinico Gemelli e Coordinatore Scientifico dell’evento – Bisogna puntare molto sull’informazione e la prevenzione. I pazienti che non seguono adeguatamente le cure o non sono a conoscenza di essere affetti da HCV. E quindi non sono trattati per tempo rischiano la degenerazione della patologia sino alla cirrosi epatica o al tumore al fegato, due delle principali complicazioni con conseguente aumento dei costi sanitari e sociali per il trattamento della patologia in stato avanzato.
Prevenzione e comunicazione
“In un momento in cui stiamo affrontando il tema della terapia antivirale per il virus dell’epatite C e allarghiamo lo spettro di intervento, è importante far emergere le oltre 200mila persone stimate che possono essere anche ignare di essere affetti da tempo da un virus oggi eliminabile nel 95% dei casi attraverso una terapia orale, non tossica, della durata di poche settimane – ha aggiunto Gloria Taliani, professore ordinario di Malattie Infettive alla Sapienza di Roma, in rappresentanza della Simit Società Italiana Malattie infettive e tropicali -.
“A tal proposito, abbiamo pianificato, con il professor Rapaccini, una campagna d’intesa con il Ministero della Salute per sensibilizzare la popolazione attraverso uno spot che verrà trasmesso dalle reti Rai prima della giornata mondiali delle epatiti, il 28 luglio prossimo. In questa direzione SIMIT ha assunto un ruolo di promotore instancabile e attento nei confronti dei progetti di controllo ed eliminazione del virus nei microambienti a rischio”.
L’obiettivo è monitorare i pazienti
L’Osservatorio Sanità e Salute ha individuato 4 azioni da mettere in campo con urgenza per provare a invertire il trend. Innanzitutto il proseguimento della sorveglianza dei pazienti che hanno risposto al trattamento antivirale ma con cirrosi. Al fine di cogliere in fase del tutto iniziale l’eventuale evoluzione in carcinoma epatocellulare. Un aspetto fondamentale da tenere in considerazione è l’attività di prevenzione attraverso una sorveglianza stretta delle popolazioni a rischio di reinfezione (tossicodipendenti “attivi”, popolazione carceraria, pazienti coinfetti con HIV ecc.).
L’identificazione dei soggetti inconsapevoli
Molto importanti anche il proseguimento dello screening per la presenza dell’infezione (come di altre patologie) nei soggetti migranti che pervengono nel nostro continente. Infine c’è emersione del “sommerso”: l’identificazione, cioè, dei soggetti portatori, anche inconsapevoli, del virus dell’Epatite C al fine di eradicare completamente l’infezione dalle nostre popolazioni.
“È evidente che quest’ultimo è l’obiettivo più difficile da conseguire, richiede le maggiori risorse economiche. E una capillare attività per la quale sarà fondamentale la collaborazione con i medici sul territorio. Peraltro, sul medio e lungo periodo, tale obiettivo avrà sicuramente un bilancio economico positivo. La scomparsa di una infezione, con relative patologie, dalle nostre popolazioni determinerà la possibilità di non dover più assistere decine/centinaia di migliaia di pazienti. Con i relativi costi dovuti a visite ambulatoriali, esami di laboratorio e strumentali, ricoveri, trattamento delle complicanze della cirrosi fino alla necessità di ricorrere al trapianto di fegato”, ha concluso il Sen. Cesare Cursi, presidente dell’Osservatorio Sanità e Salute.
(LaPresse)