Salva-Roma e conflitto di interessi, è guerra tra Lega e M5S

Il governo è ai ferri corti, tra i pentastellati e il Carroccio, ormai, volano gli stracci

in foto Matteo Salvini, Luigi Di Maio

ROMA – Il governo è ai ferri corti, come prima, più di prima. Tra i pentastellati e il Carroccio, ormai, volano gli stracci e a far salire la tensione sono il Decreto Salva-Roma da un lato e la legge contro il conflitto d’interessi dall’altro.

È con il caso Armando Siri, sottosegretario del Carroccio indagato, che Luigi Di Maio prova a mettere all’angolo Matteo Salvini. La lotta alla corruzione è sempre stata un cavallo di battaglia per i pentastellati e questo sembra, al leader politico del Movimento, il momento migliore per far trapelare la volontà di spingere l’acceleratore su una legge contro il conflitto d’interessi, che andrebbe a colpire, soprattutto, Silvio Berlusconi e le sue aziende, principale alleato di Salvini fuori dai palazzi.

Intanto, il Partito Democratico fa la sua mossa e annuncia una mozione di sfiducia al premier, Giuseppe Conte, perché, spiega il presidente dei senatori Andrea Marcucci, il continuo braccio di ferro fra Lega e M5S provoca “ulteriori danni al Paese”. “Il solito drammatico errore della sinistra”, denuncia il Cav. Che assicura un lavoro ai fianchi per sconfiggere il governo, ma “con gli strumenti della democrazia e non certo cavalcando vicende giudiziarie o avallando quelle che frequentemente si sono rivelate indebite intrusioni di certa magistratura nella politica”.

Sulla permanenza di Siri nel governo, Conte si riserva di decidere nei prossimi giorni e intanto frena le non confessate speranze del ministro dell’Interno di entrare a palazzo Chigi da presidente del Consiglio: “Ha una vita davanti a sé per fare il premier, se e quando si creeranno le condizioni. Non in questa legislatura”, dice.

La tentazione di far deflagrare la crisi è sempre più forte. E in alcuni ambienti della maggioranza cresce la suggestione di staccare la spina dell’esecutivo addirittura prima delle Europee del 26 maggio. Gli ultimi sondaggi danno il M5S in lieve rialzo, dopo il cambio di atteggiamento nei confronti di Salvini. Ma anche una lega più forte che mai, sebbene l’intesa sull’autonomia l’intesa sulle autonomie, o sul ‘regionalismo differenziato’, sia bloccata e in ballo ci sia una grossa quota di voti del Nord Italia, il bacino più importante per il vicepremier leghista. Il problema per Salvini è la sua base, sempre più insofferente alla convivenza con i gialli. Il ‘capitano’ quindi non molla e martedì in Cdm vuole giocarsi la carta salva-Roma, che potrebbe determinare la sopravvivenza della sindaca pentastellata in Campidoglio.

Le ipotesi di voto anticipato sono diverse. Su quella di ottobre, con scioglimento delle Camere in estate, pesa la legge di bilancio che proprio in quel mese dovrebbe essere consegnata. Il Presidente della Repubblica difficilmente potrebbe accettare che si venga a creare uno stallo sulla Finanziaria. Più verosimile l’ipotesi di una convocazione delle elezioni a fine anno, con la legge di bilancio già approvata e la chiamata alle urne tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo.

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