ROMA – L’avviso di garanzia fatto pervenire dalla Procura di Palermo, di per sé una formalità, rischia di pesare molto di più nell’economia dei rapporti interni alla maggioranza. Lo show in cui il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, si è prodigato in diretta Facebook dopo aver ricevuto la notifica dell’indagine per sequestro di persona aggravato, non è piaciuto all’altra ‘testa’ del governo, quella pentastellata. Non siamo a uno strappo, ma a un disaccordo su modalità, toni e termini utilizzati dal leader della Lega. Tutt’altra storia è il nocciolo della questione, sul quale Salvini ha il totale appoggio della controparte in maggioranza.
Gli attacchi alla magistratura di Salvini: “Le toghe politicizzate non hanno senso. Io sono stato eletto dal popolo, loro da nessuno”
Gli attacchi in serie alla magistratura, il voto del popolo e il ‘fantasma’ di Berlusconi che riaffiora. Sono diversi i punti sui quali il Movimento 5 Stelle si è staccato da Salvini. Indagato per il ‘caso Diciotti’ dalla Procura di Palermo, il vicepremier si è scagliato contro i giudici “che si proclamano di sinistra ed emettono sentenze in base a questa cultura. Non ha senso, così come non ha senso che un giudice si proclami di destra”. Poi, Salvini ha ricordato come ci sia “un organo dello Stato che indaga un altro organo dello Stato, con la piccolissima differenza che questo organo dello Stato (riferito a sé stesso, ndr) è stato eletto, altri no”. Un passaggio, scontato sul piano strettamente tecnico, sul quale Salvini non ha trovato l’appoggio dei 5 Stelle. Anzi.
Il Movimento 5 Stelle si defila. Bonafede rievoca Berlusconi, Di Maio: “Non si inneschi questa guerra”
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede – già ‘irritato’ per le parole di Salvini sul Ddl Anticorruzione a poche ore dall’approvazione (“Va modificato”) – ha sottolineato come “il ministro può ritenere che un magistrato sbagli, ma rievocare toghe di destra e di sinistra è fuori dal tempo”. Un tempo in cui la piazza politica era occupata da altre figure. “Non credo che Salvini abbia nostalgia di quando la Lega governava con Berlusconi – l’affondo di Bonafede – Chi sta scrivendo il cambiamento non può pensare di far ritornare l’Italia nella Seconda Repubblica”. In gioco, di fatto, c’è tutto ciò su cui Lega e M5s hanno fondato il patto di governo dando il là alla diciottesima legislatura. Lo ricorda l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, quando mette in guardia sul non scatenare “questa guerra con la magistratura. Perché poi i cittadini ci chiederanno: state combattendo o state governando?”.
La forza del contratto di governo e l’errore di chi gongola
Cade in errore, però, chi gongola all’idea che qualcosa possa rompersi nel giocattolo giallo-verde. Le divergenze delle ultime ore sono strettamente collegate al modo in cui Salvini ha ‘accolto’ la notizia dell’avviso di inizio indagini. Su queste, Di Maio ha già ribadito che “si tratta di un atto dovuto”, confermando pieno sostegno al collega che “non ha violato il codice etico contenuto nel contratto di governo, quindi può continuare a fare il ministro”. Quel contratto, frutto di settimane di lavoro, che rappresenta la pietra su cui si fonda questo governo. L’unica che non va scalfita. Fino a quando sarà così, M5s e Lega dovranno camminare a braccetto per rispettare non solo il loro patto, ma soprattutto quello che hanno stretto con gli italiani.