ROMA – Di fronte a “sindaci distratti” nella lotta a illegalità e degrado, ci penseranno i prefetti. La nuova azione interventista del ministro dell’Interno Matteo Salvini passa attraverso una direttiva che segnala “l’esigenza di intervenire con mezzi ulteriori” in quelle circostanze che “destano nella popolazione un crescente allarme sociale”, come le piazze di spaccio. I primi cittadini possono ricorrere ai daspo urbani, emanare ordinanze per limitare l’orario di vendita e di somministrazione di bevande alcoliche, ma non sempre basta. Il modello sono le sperimentazioni a Bologna e Firenze di provvedimenti prefettizi che hanno di fatto istituito ‘zone rosse’ “che vietano lo stazionamento a persone dedite ad attività illegali, disponendone l’allontanamento”.
Certo si tratta di circostanze particolari, perciò “risulta essenziale la preventiva condivisione dei presupposti che ne motivano l’adozione”. I prefetti sono quindi invitati a convocare riunioni del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica per analizzare i casi, le misure straordinarie devono avere una durata limitata e dal 31 maggio ogni tre mesi dovranno inviare al Viminale un report trimestrale sulle ricadute delle ordinanze adottate. Cautele che non sono comunque riuscite a contenere le polemiche.
Frizioni nel governo e con l’Anci
La decisione di Salvini non piace agli alleati di governo, esclusi, con la scelta di una direttiva ministeriale, dalla discussione. E non piace ai sindaci, soggetti eletti che temono di vedersi aggirati dai prefetti, che invece ‘rispondono’ al numero uno del Viminale. “I sindaci non sono distratti, affatto”, replica per tutti il presidente dell’Anci e primo cittadino di Bari, Antonio Decaro, “se ci avesse chiamati per affrontare seriamente il problema del degrado urbano nelle città gli avremmo detto che varare zone rosse non risolve il problema, lo sposta altrove. Noi sindaci amministriamo ogni giorno tra mille difficoltà e non abbiamo bisogno di essere commissariati da nessuno. Quello distratto sembra piuttosto il ministro, visto che sembra aver dimenticato che i prefetti hanno competenza esclusiva su ordine pubblico e sicurezza, e per occuparsi di questi temi non hanno bisogno di nessuna circolare ministeriale né di commissariare nessuno”.
“La circolare sulle zone rosse richiama il potere di ordinanza del prefetto già previsto dal Tulps (Testo unico legge di pubblica sicurezza)”, insiste il Viminale, “ordinanze di questo tipo erano già state ufficializzate a Bologna e Firenze: i sindaci interessati le avevano condivise, compreso Nardella che aveva espresso soddisfazione nei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza”.
(LaPresse/Silvia Caprioglio)