Salvini e Di Maio suonano lo stesso disco: “Al voto l’8 luglio per raggiungere il 40% e governare da soli”

Ma il leader della Lega continua a parlare anche per conto di Berlusconi e Meloni: “Se Mattarella non mi dà l’incarico, meglio tornare alle urne”. Il capo politico dei Cinque Stelle: “Vogliono fare un governo dei voltagabbana”

AFP PHOTO / Alberto Pizzoli Filippo Monteforte

ROMA (Gianluca Rocca) Su una cosa, almeno, Di Maio e Salvini sono d’accordo: “Andiamo al voto l’8 luglio e prendiamoci il 40% dei voti per governare da soli”. Con la differenza, però, che Di Maio parla per il Movimento Cinque Stelle, mentre Matteo Salvini continua a parlare a nome suo, di Silvio Berlusconi e di Giorgia Meloni. Luigi Di Maio parte dal 33% del 4 marzo scorso (i sondaggi lo davano al 29%); Salvini parte dal 17%, che insieme a Forza Italia e al resto della coalizione arriva al 37%. Tutti, naturalmente, sono convinti di arrivare, questa volta, oltre il 40%.

Le parole di Di Maio

“Il 40% è a portata di mano. Al voto l’8 luglio e andiamo a governare da soli. Oggi è più che mai chiaro che il problema per fare un governo del cambiamento non ero io. Oggi ho detto una cosa che la Lega sapeva da settimane: scegliere insieme un presidente terzo, per un governo del cambiamento. Noi abbiamo a cuore tre cose: il reddito di cittadinanza, l’abolizione della legge Fornero e una buona legge anticorruzione, a cui aggiungere poi l’abbassamento della pressione fiscale. Ma oggi, ancora una volta, il centrodestra di Salvini, Berlusconi e Meloni, si è ripresentato insieme da Mattarella per chiedere l’incarico e andare in Parlamento a cercare i voti. Salvini ha scelto ancora una volta Berlusconi, ma soprattutto si deduce che abbia in pratica l’intenzione di formare un governo non del cambiamento, ma dei voltagabbana, dei traditori del mandato politico (nella migliore delle ipotesi). Sarebbe ancora una volta una scelta di interessi interni alle forze politiche, di coalizioni finte, nate solo per la campagna elettorale, senza nessuna premura per la stabilità e per le esigenze del Paese. La prima conseguenza di questa situazione è che si rischia di nuovo un governo tecnico, alla Monti, fatto da gente lontana dai problemi reali dei cittadini. La seconda conseguenza potrebbe invece essere quella di andare alle elezioni, e in questo caso ancora una volta siamo sicuri che gli italiani ci stupiranno positivamente… Ma in ogni caso, loro, i vecchi partiti, si dovranno assume le proprie responsabilità. Deciderà il presidente Mattarella, ma per noi si può andare a votare subito, già l’8 luglio, per andare a raccontare agli italiani le bugie di queste settimane. Sono sicuro che i cittadini ci daranno un segnale fortissimo. Eravamo dati al 29% e siamo andati al 33, ora ci danno al 35: il 40% è a portata di mano. Andiamo a governare da soli”.

Le parole di Salvini

Il leader della Lega mette da parte le etichette e, con lo stesso stile a cui ci ha ormai abituato il Movimento Cinque Stelle, parla direttamente alla webcam del suo computer: “Ce la sto mettendo tutta da due mesi. Ogni giorno mi fermate in tanti per sapere se ce le facciamo a fare questo governo, mi dite tenere duro… ma è da due mesi che mi scontro tra ‘no’, litigi, veti, ‘se c’è Berlusconi non c’è Di Maio’, se c’è Di Maio non c’è Berlusconi, poi Martina, Franceschini…  basta. Per evitare l’ennesimo governo dei professoroni, hanno provato a fare l’accordicchio Cinque Stelle e Pd, che per fortuna non è riuscito, perché riportare al governo gli sconfitti avrebbe gridato vendetta al mondo. Allora, dopo che la Lega ha rinunciato a tutto, al presidente della Camera, a quello del Senato… io stesso, pur avendo messo nel simbolo ‘Salvini premier’, ho fatto un passo indietro… ma no, niente: bisticci e insulti. A questo punto ho detto al presidente Mattarella che ci sono io, ci metto la faccia, mi prendo la responsabilità di fare l’ultimo tentativo, provando a ragionare con tutti tranne che con Renzi e il Pd, a differenza di qualcun altro. Non amo i due forni o i tre forni, io ho un panettiere di fiducia e vado solo da quello. Ma i Cinque Stelle non possono fare i difficili e Berlusconi non può continuare ad insultarli. I miei mi hanno insegnato che la lealtà e la coerenza non hanno prezzo, ma sono passati due mesi e le bollette dei cittadini non aspettano. Io voglio qualcuno che vada a Bruxelles a dire che non si può passare sopra i diritti e i bisogni degli italiani. L’ultimo tentativo l’ho voluto fare, anche a rischio di schiantarmi. Ora non vorrei che qualcuno dalle parti del Quirinale stesse pensando a come recuperare dalla finestra quello che gli italiani hanno fatto uscire dalla porta, i vari Boschi ecc… Spero che il presidente mi dia l’incarico per andare a cercare i voti, sperando che sia i Cinque Stelle che Forza Italia facciano un passo indietro rispetto ai loro veti. Sennò, piuttosto, per serietà meglio tornare da voi. Se la fiducia non la troviamo in parlamento per le beghe politiche, la fiducia torniamo a chiederla a voi”.

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