CATANIA – La ‘toga’ e il ‘rosso’, per ora, non sono state ancora accostati. Il linguaggio salviniano, anche in questo caso, cerca di allontanarsi da quello berlusconiano. Il ministro degli Interni apprezza il sostengo dell’ex Cavaliere, ma non ha intenzione di adottare le sue tecniche comunicative.
Non scappa
La base, per carità, è la stessa: tuttavia l’ha evoluta. Non vuole evitare i magistrati e almeno esplicitamente non parla di procure ‘mosse’ dagli avversari. Il vicepremier è pronto ad affrontare le accuse. Non inviterà il Senato a dire ‘no’ all’autorizzazione a procedere nei suoi confronti. Per il suo ‘no’ allo sbarco dei migranti a bordo della Diciotti è stato indagato per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. “Voglio vedere come va a finire”, ha dichiarato il leghista a Libero. “Se il Tribunale dirà che devo essere processato andrò davanti ai magistrati a spiegare che non sono un sequestratore”.
Dopo l’intervento di Luigi Di Maio che ha richiamato il collega a rispettare la magistratura, Salvini ha usato altre argomentazioni mettere nell’angolo (almeno provarci) la procura di Agrigento: dall’allerta terrorismo, lanciata nei mesi scorsi dagli inquirenti proprio in relazione all’arrivo di migranti sui barconi, all’esigenza di non intasare i palazzi di giustizia già gravati da troppi processi arretrati. “Hanno cambiato idea?”, si è chiesto Salvini.
L’intervento dell’Anm
Alle parole del capo del Viminale ha replicato Francesco Minisci, presidente dell’Anm. “Sui principi costituzionali – ha dichiarato il magistrato a Repubblica – non arretreremo di un solo passo”. “Chi ricopre incarichi istituzionali, in particolare il ministro della Giustizia – ha continuato Minisci – deve difendere le prerogative costituzionali della magistratura”. Il suo lavoro è garantire autonomia e indipendenza “di ogni singolo magistrato”. Ed è per questo che l’Anm reagirà agli attacchi, “da chiunque essi provengano”.