di Valentina Innocente
TORINO (LaPresse) – C’è la sicurezza dei cittadini. Ci sono i migranti che arrivano da noi in “crociera”. C’è il Made in Italy, e c’è il motto trumpiano declinato alla ‘nostrana’: “Prima gli italiani”. I temi di Matteo Salvini sono sempre gli stessi: due o tre, ribaditi con la solita, accattivante, dialettica aggressiva e incisiva. Che fa presa sul pubblico: è lui la ‘rockstar’ della giornata.
Camicia bianca, pantaloni blu, senza cravatta. E’ questa l’immagine del nuovo leader capace di esaltare le folle di Genova e Torino. Dove decine di persone sono state capaci di attendere due ore sotto il sole pur di scattarsi un selfie con lui. Il suo “dobbiamo tirare fuori le palle” con l’Europa, parlando del tema dei migranti e dei richiedenti asilo, suscita applausi di ammirazione e sostegno nel capoluogo piemontese. Anche ora che è titolare del Viminale, che è un rappresentante delle istituzioni, il leader leghista non disdegna infatti i toni più duri e diretti che l’hanno contraddistinto negli anni di opposizione e di campagna elettorale. Perché, in anni di ‘campagna elettorale permanente’, è lui il primo a non tirarsi indietro. Come segretario della Lega parla infatti a Orbassano e a Ivrea, nel torinese, che il 24 giugno andranno al ballottaggio per le comunali.
Salvini batte i pugni sul tavolo, e qualcosa ottiene, in effetti
Dopo giorni di scontri diplomatici, la Francia ammette che il tema dei migranti non è solo italiano ma europeo. “Meglio tardi che mai”, ricorda il vicepremier anche se aspetta di vedere i fatti. Nelle stesse ore, da Parigi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte lancia la proposta italiana sulla riforma del trattato Dublino. Spostare oltre mare la frontiera e i centri di identificazione, che adesso sono in Italia, nei paesi nord africani, tra cui la Libia. A spiegarlo è Salvini stesso: Conte è andato dal presidente francese Emmanuel Macron per dire “che non abbiamo bisogno di lezioni da parte di nessuno. Chiediamo dignità e aiuto concreto”.
Quindi, la richiesta italiana al Consiglio Ue sarà di spostare oltre il Mediterraneo, “per evitare partenze e morti, i luoghi di raccolta, cura e di identificazione e di scelta dei profughi veri, che sono 10 su 100, e il blocco dei profughi finti”. Una proposta a cui, secondo Salvini, stanno guardando con interesse anche i governi di Germania, Austria, Ungheria e Polonia. Forse anche la Francia. Ed è una prima vittoria per il neo ministro.
Altro motivo di orgoglio, la sicurezza
“Penso che entro le prossime 2-3 settimane inizieremo la sperimentazione delle pistole elettriche”, promette a Genova, al termine della sua visita al poliziotto ferito mentre sottoponeva a tso un giovane sudamericano, il 20enne Jefferson Tomalà, prima che quest’ultimo rimanesse ucciso. E a Torino, durante un incontro a Palazzo Civico con la sindaca Chiara Appendino, ribadisce la presenza dello Stato se ci fosse da “sgomberare qualche occupazione o campo rom”. E poi, durante la visita al Villaggio Coldiretti, galvanizza la sua platea di sempre: gli agricoltori. “Non distinguo tra barcone e barcone: è giusto dire no al traffico di esseri umani e sono pronto anche a dire no a qualche nave che ci porta riso e cibo contraffatti”, esordisce ricordando l’unica cosa di cui gli va dato atto: una politica che dopo il voto “fa quello che aveva promesso prima del voto”.