Si affida alla provvidenza Matteo Salvini: “Non ho incontri in agenda. Per il futuro siamo nelle mani del buon Dio”. Il destino del governo non è affatto scontato. La tensione stenta a scemare, anzi, aumenta ora dopo ora: interrogarsi se sia qualcosa di programmato o spontaneo, ormai, è poco importante. Restano gli scontri e le riforme ferme al palo. Perché è questo che preoccupa il leader della Lega. I nodi sull’Autonomia e sulla Tav non sono stati sciolti. Resistono. E si rischia di rimanere immobili.
Stavolta il bersaglio del ministro degli Interni e Danilo Toninelli. Rispondendo alle domande dei cronisti nel corso delle conferenza stampa a Firenze, il vicepremier ha bacchettato il grillino: “Troppe le infrastrutture bloccate dal ministero dei Trasporti. Il Mit deve aiutare la gente a viaggiare e non bloccare porti, aeroporti, ferrovie, tunnel, autostrade. Il vero problema è il blocco di centinaia di opere pubbliche”. E l’impasse non si risolverebbe neppure con il rimpasto: per il capo del Carroccio l’esigenza è sbloccare, cosa che i colleghi grillini, a suo dire, non fanno.
Di Maio, invece, dà un’altra versione dei ‘problemi’ che riscontra la Lega: se c’è animosità, se persiste la tensione, se sorgono quotidianamente incomprensione è tutto riconducibile alla volontà del Movimento di tagliare il numero dei parlamentari: chi lavora per mettere fine all’esperienza penta-leghista è perché vuole conservarsi la poltrona: “Ve li immaginate senza poltrona mentre si cercano un lavoro come tutte le persone normali? È quindi chiaro – ha affermato il capo del Mise – che, chi vuole buttarci giù, è chi vuole restare nella preistoria per tenersi stretto il suo posto a Roma”