San Cipriano d’Aversa, il fattore dei Nuvoletta assassinato nel bar: condannato “Ciglione”

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Cipriano D'Alessandro

S. CIPRIANO D’AVERSA – Dodici anni di reclusione: è la condanna, ormai definitiva, inflitta a Cipriano D’Alessandro, alias ‘Ciglione’, 61enne storico esponente del clan dei Casalesi. Il verdetto riguarda l’omicidio di Stefano Izzo, assassinato il 18 dicembre 1991 all’interno di un bar situato presso il distributore Esso di Pastorano.

La sentenza della Suprema corte ha respinto il ricorso presentato dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Sergio Mazzone, contro la decisione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli, che il 17 luglio 2024 aveva confermato la condanna di primo grado. L’omicidio risale a quando Izzo, guardiano in un’azienda agricola riconducibile al clan Nuvoletta, fu raggiunto da numerosi colpi d’arma da fuoco mentre si trovava in compagnia del proprietario del bar. L’uomo, già noto per reati minori, venne colpito da diversi proiettili esplosi da tre individui travisati, in un contesto di faida tra clan camorristici per il controllo dei centri di macero delle pesche.

Le indagini, inizialmente senza esito, si sbloccarono anni dopo grazie alle dichiarazioni di D’Alessandro, poi diventato collaboratore di giustizia, e di Nicola Panaro, che confessarono il proprio coinvolgimento nel delitto. Il delitto sarebbe stato ordinato dal clan Nuvoletta come vendetta per l’uccisione di Emilio Martinelli, avvenuta nel 1985. In Cassazione sono stati respinti i motivi di ricorso legati alla richiesta di riduzione della pena per la collaborazione con la giustizia. La Corte ha ritenuto, infatti, che le dichiarazioni rese da D’Alessandro fossero generiche e tardive, riconoscendogli solo una limitata attenuazione della pena. Confermata anche l’esclusione della recidiva inizialmente contestata all’imputato.

La Suprema corte ha inoltre condiviso la valutazione dei giudici d’appello, che avevano escluso il riconoscimento della continuazione tra questo reato e altri delitti di omicidio e associazione mafiosa già definiti in precedenti sentenze irrevocabili, nonostante la riconosciuta unitarietà del disegno criminoso. L’inchiesta sull’omicidio di Izzo, nel 2018, aveva portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare anche per Valter Schiavone (fratello del capoclan Francesco ‘Sandokan’), Enrico Martinelli (fratello di Emilio) e Antonio Mezzero. Tuttavia, pochi mesi dopo, il Riesame annullò il provvedimento, ritenendo che gli elementi raccolti non fossero sufficienti per sostenere un processo. L’iter giudiziario, infatti, è proseguito solo per Panaro e D’Alessandro, per il quale è arrivata ora la sentenza definitiva della Cassazione. Per gli altri, l’indagine non ha avuto ulteriori sviluppi.
Mezzero era stato raggiunto da quell’ordinanza mentre era già detenuto, salvo poi essere scarcerato nel 2022. Lo scorso ottobre, però, è stato nuovamente arrestato con l’accusa di associazione mafiosa. Enrico Martinelli e Walter Schiavone stanno invece scontando l’ergastolo.
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