NAPOLI – Camminando per via San Gregorio Armeno di questi periodi, fino a poco più di un anno fa, per avanzare bisognava sgomitare in mezzo alla folla di visitatori intenti a scattare foto e a scegliere il souvenir perfetto da portare a casa: il ricordo di Napoli. Una storia ormai lontana: è tutto finito. Il virus ha spazzato via tutta l’allegria e la festa della strada dei pastorai, dove ora albergano solo rabbia e miseria. Quella dei commercianti ridotti sul lastrico dallo stop radicale del turismo e della passeggiata al centro storico.
Ieri mattina un gruppo di questi negozianti oramai allo stremo ha manifestato la sua disperazione per quelle stesse viuzze dove un tempo le tante attività andavano a gonfie vele. Oggi, quasi non esistono più.
“Guadagniamo 10, forse 12 euro al giorno”, dichiara Gabriele Casillo, portavoce dell’associazione ‘Le Botteghe di San Gregorio Armeno’, ieri in strada a gridare aiuto allo Stato che da un anno li ha lasciati da soli nella povertà più assoluta.
“Tra spese di affitto delle nostre botteghe, quelle delle nostre case e le bollette abbiamo speso tutti i risparmi che avevamo messo da parte. Ma oggi siamo arrivati al limite: non riusciamo più ad andare avanti. Ora il Governo ci deve aiutare”, conclude Gabriele.
“Abbiamo calcolato che al massimo, con i nostri risparmi, possiamo riuscire a tirare avanti ancora un paio di mesi. Dopodiché dovremo cedere le nostre attività e dichiarare il fallimento. Dobbiamo trovare al più presto una soluzione a questa situazione”, affermano i manifestanti.
Stretti tra le mani i cartelli di ‘Cedesi attività’: un gesto di protesta forte, e purtroppo per nulla lontano dalle più amare previsioni.
E c’è chi su questa tragedia finanziaria e umana è già pronto a marciare: “Dei signori vorrebbero rilevare alcune delle nostre attività: si vogliono approfittare della nostra disperazione. Lo capisco: San Gregorio Armeno è la via più famosa di Napoli, aprire qui un’attività fa gola a moltissimi”, conclude Gabriele. “Non era mai successo: se cominciamo a sparire noi, San Gregorio diventa un centro commerciale”, sottolinea l’artigiano Salvatore Gambardella.
La protesta di ieri è stata solo un’anticipazione di quella, più ampia, che avrà luogo domani alle 10 a Santa Lucia. Artigiani, maestri pastorai e commercianti di San Gregorio si riuniranno all’esterno del Palazzo della Regione per una nuova, forte protesta. Porteranno tutti le chiavi dei loro negozi, da consegnare simbolicamente alla Regione, chiedendo sgravi fiscali e prestiti agevolati. La speranza è quella di esser ricevuti dal governatore Vincenzo De Luca.
A rischio, sottolineano i commercianti, non è il singolo negozio, ma la secolare tradizione napoletana del presepe. Catene di fast-food e di locali starebbero già mettendo gli occhi sulle botteghe vuote da mesi.
“Se anche una di queste botteghe chiude, ha perso l’artigiano ma perde Napoli”, ha affermato ieri Serena D’Alessandro, vicepresidente e portavoce del borgo dei pastorai di via San Gregorio Armeno a Napoli.