NAPOLI – Sono giorni difficili per la rete ospedaliera, oberata di continui accessi ma con seri problemi di gestione di questa imponente richiesta assistenziale. Partiamo dal Cardarelli, dove nella serata di mercoledì si è registrato un vero e proprio picco di presenze in Pronto soccorso: 150 i pazienti in attesa in barella, fino all’arrivo in ospedale dei carabinieri. Ieri la situazione è tornata alla normalità: dimezzato il numero dei lettini.
Sovraffollamento anche al Vecchio Pellegrini, ‘fresco’, tra l’altro, di un recente episodio di violenza ai danni di una guardia giurata da parte di alcuni cittadini. Più volte chiuso per sanificazione il Fatebenefratelli, come denuncia l’associazione ‘Nessun tocchi Ippocrate’.
Ma particolare attenzione va dedicata al San Giovanni Bosco, un tempo tra i più frequentati nosocomi napoletani, oggi presidio fantasma. La riconversione in Covid hospital (cioè in struttura interamente dedicata alla cura dei pazienti affetti dal virus), una mossa resasi necessaria quando il virus imperversava in città e forte era il bisogno di nuovi posti letto per i ricovero sempre in crescita, è stata il colpo di grazia per l’ospedale. Il nosocomio della Doganella già da anni versava in difficili condizioni per quel che riguarda innanzitutto il personale, senza parlare della struttura a tratti fatiscente. Ma pur sempre, prima del Covid, funzionale e utile a quel bacino di utenti per i quali il San Giovanni Bosco rappresentava pur sempre un punto di riferimento per l’assistenza medica territoriale. Dopo più di un anno ormai dallo stop delle attività ordinarie, il nosocomio subisce un’ulteriore colpo. E cioè il trasferimento, presso l’Ospedale del Mare, delle attività di Day Surgery.
La denuncia arriva dalle sigle sindacali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, che in una nota congiunta dichiarano: “I locali del Day Surgery del P.O. San Giovanni Bosco sono in attesa da mesi di ristrutturazione delle camere operatorie, programmati e mai partiti. Contrariamente a quanto viene diffuso e promesso alla cittadinanza da parte dell’amministrazione dell’azienda ospedaliera, la dismissione delle attività di questo presidio è sempre più concreta e vicina. Dapprima la fine del Dea di II livello, con la chiusura delle attività di Pronto soccorso, poi a seguire dell’U.O. Medicina e di tutte le attività ambulatoriali e di Day Surgery”.
E’ da precisare, continuano i sindacati, che strutturalmente sia le attività ambulatoriali che quelle di Day Surgery sono distaccate dal monoblocco delle attività assistenziali del Covid Hospital, che sono situate presso una palazzina nuova, quindi più facilmente accessibili con percorsi separati. “Stiamo per assistere al trasferimento del personale del comparto del Day Surgery ad horas, distribuito presso altre strutture, il che compromette ulteriormente ogni possibilità di riconversione del presidio e di riapertura delle attività ospedaliere al servizio dei cittadini. Lo stesso dicasi per il Loreto Mare. Se la volontà è quella di sottrarre l’ottavo ospedale alla città di Napoli in maniera subdola, lo si dichiari apertamente agli organi di informazione, al personale e soprattutto ai cittadini, assumendosi la responsabilità di privare delle cure e dell’assistenza sanitaria gran parte dell’area nord est di Napoli”, conclude la nota.
E a proposito del Loreto Mare, anche questa è una struttura che attende da mesi di tornare all’epoca pre-pandemica. Un ospedale chiave per la medicina territoriale proprio per la sua posizione centralissima. Un punto di riferimento ospedaliero privato alla folta popolazione del centro storico.
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