MILANO – Da circa trenta giorni l’ufficio del ministro della Salute è disabitato. Giulia Grillo è attiva, lavora, ma dalla sua città natale, Catania, dove è in costante contatto con il suo staff per le direttive più importanti. La sua assenza da Roma, però, inizia a pesare a Lungotevere in Ripa, tanto che – riferisce una fonte qualificata e solitamente bene informata -, qualche dirigente, nelle pause caffè, chiacchierando con i dirigenti sanitari, si sfoga con la battuta amara: ‘Quando capirà che è un ministro e non più un parlamentare?’. Il malumore monta nei confronti dell’esponente M5S, peraltro finita da tempo nel mirino degli alleati della Lega, a cui piacerebbe davvero tanto mettere le mani sul suo ministero, nel rimpasto di governo prossimo venturo.
A complicare la vita politica del ministro, poi, ci si mette anche l’ultima uscita del suo omonimo e co-fondatore del Cinquestelle, Beppe Grillo, che dopo anni di battaglie contro i vaccini, ha avuto una improvvisa e repentina sterzata verso le posizioni scientifiche dell’immunologo Roberto Burioni.
Per carità, nulla di male, anzi. Se non fosse che la sua firma campeggia in bella vista accanto a quella di uno dei nemici più odiati dal Movimento e i suoi sostenitori: Matteo Renzi.
La somma di questi due fattori ha mandato letteralmente in tilt un pezzo di base grillina, soprattutto i militanti no-vax, che si siano scagliati contro il comico, accusandolo di ‘alto tradimento’ o addirittura di essersi ‘venduto a big pharma’.
A cascata, l’inversione a U del garante pentastellato finisce per avvolgere anche Giulia Grillo, anche se da tempo il ministro ha piantato la bandierina nel campo dei favorevoli ai vaccini, ammorbidendo la sua scelta con ‘l’intuizione’ di introdurre l’obbligo ‘flessibile’, per depotenziare l’odiato decreto Lorenzin.
L’operato della titolare della Salute non convince i vertici della sua forza politica
Che sia competente della materia non è mai stato messo in dubbio, ma è a livello politico che ‘non funziona’ e i dubbi, mese dopo mese, sono diventati nervosismo. Perché nel governo c’è un braccio di ferro con gli alleati della Lega, che non perdono occasione per rimarcare gaffe e scivoloni della Grillo, per rivendicarne la poltrona.
L’ultima in ordine di tempo è la cosiddetta ‘schedatura’ di alcuni scienziati del Consiglio superiore di Sanità, poi azzerato. Fonti parlamentari qualificate riferiscono che quel documento, chiesto dal ministro ai suoi colleghi delle commissioni Sanità di Camera e Senato, e realizzato con fonti assolutamente improbabili, abbia fatto infuriare Luigi Di Maio e i suoi.
Senza contare che in assenza del titolare è il sottosegretario leghista, Luca Coletto. L’ex assessore alla Sanità della Regione Veneto sta stringendo molte mani, soprattutto di quegli operatori del settore che Grillo sta ‘dribblando’ da mesi. Tutto fieno in cascina che può tornare utile al Carroccio, quando e se dovranno essere redistribuiti gli incarichi nel governo. (LaPresse)