CASERTA – La Cisl funzione pubblica all’attacco dell’amministrazione De Luca a margine della “Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni e Province autonome” in cui la magistratura contabile ha analizzato gli andamenti tendenziali della finanza regionale, anche in relazione ai temi legati alla programmazione delle Regioni stesse e alle ricadute degli interventi pubblici sui singoli territori.
Il contenimento – evidenzia la Corte – riguarda, in particolare, la spesa 2021 per il personale (cinque miliardi di euro circa, in lieve calo sul 2019), ad esclusione di quello sanitario. In effetti, la voce maggiore di spesa – e questo avviene in tutte le Regioni – è quella sanitaria: per la Campania ha rappresentato nel 2021 oltre il 72% della spesa totale, una percentuale che è cresciuta di quasi 15 punti dal 2019. Va tenuto però conto della popolazione: la spesa pro capite campana per la sanità, 1.957 euro, è tra le più basse d’Italia, inferiore alla media nazionale (2.067) e anche a quella del Mezzogiorno (2.041). Dai dati registrati sugli stili di vita dei campani emerge che meno della metà della popolazione fa sport e oltre il 55% ha problemi di sovrappeso. Anche per questo la nostra regione ha la più bassa speranza di vita in Italia e il più alto tasso di mortalità evitabile (quest’ultimo parametro misura nello specifico i decessi che si sarebbero potuti evitare adottando trattamenti sanitari adeguati).
“I numeri non mentono – nota il responsabile regionale della Cisl funzione pubblica Lorenzo Medici – non dimentichiamo che la Campania ha risultati insufficienti in 4 macro aree su 6 per i livelli essenziali di assistenza ed è ultima, insieme al Molise, per gli screening oncologici. In Campania si muore 4 anni prima e siamo al di sotto della media nazionale per la copertura dei soggetti fragili oltre i 65 anni. Senza contare che siamo in fondo alla classifica anche per la sicurezza in sanità”. Tutte le regioni a statuto ordinario, aggiunge Medici, hanno speso di più negli ultimi anni, “ma solo per il rifinanziamento del sistema sanitario a causa dell’effetto Covid”.
L’unificazione degli appalti realizzata dalla società Soresa “dà numeri ingannevoli: la Campania è indebitata e supera l’80% della spesa corrente solo per la sanità. In parte questo indebitamento è ereditato per interessi passivi su vecchi debiti, ma dall’altra parte la spesa è distribuita male”.
“Il settore della sanità – conclude il sindacalista di categoria – non si può basare solo sul giudizio contabile. Tanto è vero che gli stessi numeri vedono soccombere la Campania in aree strategiche per la salute, vedi i Lea che non vengono raggiunti”.
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