Santa Maria Capua Vetere, i Morico condannati per bancarotta

Gianni Morico

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Il crac della società Euro Dolci Campani: è il tema dell’inchiesta che ha portato alla condanna di Francesco Pecoraro, 60enne originario di Napoli, Raffaele Morico, 79enne, e il figlio Gianni, 52enne, originario del Basso Volturno ma da anni trapiantato nel sammaritano. La società, con sede a Grazzanise, in via Cesare Battisti, è fallita nell’ottobre 2015.
La Corte d’Appello di Napoli, il 22 settembre scorso, aveva dichiarato colpevoli i tre imputati di bancarotta fraudolenta distrattiva. Contro quel verdetto, l’avvocato Gennaro Ciero aveva presentato ricorso, ma la quinta sezione della Cassazione lo ha rigettato, rendendo irrevocabile la sentenza. Raffaele Morico e Francesco Pecoraro sono stati dichiarati colpevoli di bancarotta fraudolenta in qualità di amministratori della Euro Dolci. Raffaele Morico è stato condannato anche in relazione al ruolo di liquidatore della società fallita. Le ‘distrazioni’ contestate riguardano due cessioni di rami d’azienda, hanno scritto i giudici, avvenute nel 2011 e nel 2012 a un valore inferiore a quello reale, da cui è derivato “il completo depauperamento del patrimonio aziendale della fallita, con un conseguente grave pregiudizio per i creditori”. Ed è in connessione a quella del 2011 che è stato condannato in veste di concorrente esterno anche Gianni Morico, titolare della Morico Srl, società cessionaria del ramo d’azienda, costituita circa un mese prima della vendita.
Gianni Morico, conosciuto come il ‘Re del pane’, per il suo successo imprenditoriale nella panificazione, negli anni scorsi ha affrontato anche un lungo percorso giudiziario con la pesante accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, che si è concluso con la sua piena assoluzione. In primo grado venne assolto; in Appello, invece, il verdetto fu ribaltato e incassò 6 anni e 8 mesi. Quando il caso approdò in Cassazione, la sentenza fu annullata con rinvio a una nuova sezione della Corte partenopea, che lo ritenne innocente. Al secondo arrivo del procedimento a Roma, gli ‘Ermellini’ nel 2022 resero definitiva la non colpevolezza dell’imprenditore, difeso dai legali Paolo Raimondo e Giuseppe Stellato. Secondo la Dda, Gianni Morico aveva dato il suo apporto alla cosca Schiavone nella sua veste di imprenditore, tesi che per i giudici non è stata ritenuta valida.
Prima ancora di questa inchiesta, l’uomo d’affari era stato tirato in ballo dall’indagine sul presunto favoreggiamento a Nicola Del Villano, esponente di spicco del gruppo Zagaria, quando era latitante. In primo grado venne condannato, ma senza l’aggravante mafiosa. Quando la vicenda approdò in Appello, i giudici, confermando che nella condotta di Morico non c’erano finalità mafiose, dichiararono nel 2016 il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Circostanza vecchia: l’aver ospitato Del Villano fuggiasco in un appartamento che aveva affittato ad Opi risale a prima del 2007.
Destino diverso, come detto ad inizio articolo, per l’inchiesta sul fallimento della Euro Dolci: lo scorso 31 maggio la Cassazione ha confermato la sentenza di condanna per Gianni Morico, per il padre e per Pecoraro.
Le motivazioni del no al ricorso teso ad annullare il verdetto sono state rese note nelle scorse settimane.

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