“Il calice d’arte”: il nuovo progetto ideato da Cronache di Napoli e Cronache di Caserta prende vita. Una serie di appuntamenti dedicati agli eventi più rilevanti nei luoghi più suggestivi della nostra regione e disponibili in formato video sul sito www.cronachedi.it. La rubrica sarà a cura di Carlo Contocalakis, cantautore, compositore, produttore artistico e polistrumentista laureato al Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella in flauto traverso. Gestore dell’associazione culturale ‘Club 55’ a Napoli e direttore artistico dello studio di produzione “Alma Mater Ars”.
Il primo appuntamento di “Il calice d’Arte” riguarderà la mostra “Genius Loci”, inaugurata qualche giorno fa presso l’Anfiteatro Campano. La rassegna è nata da un’idea del duo artistico Ttozoi, composto da Stefano Forgione e Giuseppe Rossi. Si tratta di un progetto già realizzato alla Reggia di Caserta, al Parco Archeologico di Pompei e al Museo italo-americano di San Francisco. Dal 26 settembre scorso e per un mese la kermesse sarà nella splendida cornice del monumento sammaritano: un anfiteatro di epoca romana secondo per dimensioni solo al Colosseo, al quale probabilmente servì come modello essendo stato il primo anfiteatro del mondo romano. Fu sede della prima e rinomatissima scuola di gladiatori.
Ha un posto di grande importanza nella cultura classica e moderna, e nell’immaginario collettivo a livello mondiale, per essere stato il luogo da cui il gladiatore Spartaco guidò nel 73 a.C. la rivolta che per due anni tenne sotto scacco Roma negli anni immediatamente precedenti il primo triumvirato. Attualmente si trova all’interno della superficie comunale di Santa Maria Capua Vetere e parte consistente delle sue pietre furono utilizzate dai capuani in epoca normanna per erigere il Castello delle Pietre della città ed alcuni dei suoi busti ornamentali, utilizzati in passato come chiavi di volta per le arcate del teatro, furono posti sulla facciata del Palazzo del comune di Capua. Dal dicembre del 2014 l’Anfiteatro, insieme al museo e al mitreo, sono passati in gestione al Polo museale della Campania.
Nato in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2021 e patrocinato dal MiC, “Genius loci” nasce dall’idea di realizzare opere direttamente nei luoghi della cultura e dell’arte, un esempio significativo nel campo sperimentale della pittura. Gli artisti creano le opere in situ: il processo informale, realizzato a quattro mani, prevede l’utilizzo di materie organiche (farine varie), acqua e pigmenti naturali su tele di juta. Implementano poi una ‘Art area’ dedicata, formata da diverse installazioni di teche sigillate, all’interno delle quali vengono riposte le tele e lasciate a dimora per circa 40 giorni.
Il processo ha avuto inizio il 28 agosto scorso nei sotterranei dell’Anfiteatro campano dove gli artisti hanno riposto le loro tele sotto lo sguardo curioso dei visitatori. Il tempo e la natura hanno fatto il resto, favorendo le condizioni per la naturale proliferazione di muffe sulla tela, con manifestazioni sempre diverse in quanto condizionate dalle variabili esterne specifiche del luogo di esecuzione. Le spore interagiscono con l’opera iniziata dagli artisti, conquistando lo spazio da questi concesso, seguendo un istinto di sopravvivenza, nutrendosi della sola parte organica. Ttozoi monitora la progressione del processo e lascia che la tela catturi l’humus, l’anima, il ‘Genius’ del luogo, fin a quando decide di interromperlo, secondo una declinazione di “salvataggio dall’estetica in purezza”: è così che la memoria della vita resta impressa sulla tela e diviene una finestra dentro l’archeologia del tempo.
Genius Loci genererà una forte interazione tra il luogo, i sotterranei dell’Anfiteatro campano, un intricato labirinto capace di evocare storie mitiche e le forme impresse nelle tele, create dal gesto artistico. L’Anfiteatro Campano “di dimensioni colossali” è uno spazio pervaso dalla Storia, fissato in una dimensione atemporale, un luogo in cui si coglie la presenza del ‘Genius Loci’. Ttozoi è artefice del cosiddetto “vuoto d’intervento”, una vera e propria attesa, successiva all’azione simultanea a quattro mani sulla tela, durante la quale la Natura, nella sua fioritura fra le trame della tela sotto forma di muffa, diventa puro codice linguistico.
“Una nuova grammatica, viva, che – ha detto il curatore Gianluca Marziani presente in questi giorni al vernissage – dal momento in cui le muffe vengono bloccate, rende l’impronta materica sull’opera un segno definitivo, un inizio che conduce al conseguente epilogo, generando una nuova superficie capace di metabolizzare la metafora e la somiglianza mimetica”.