Pandoro, torrone e spumante sono pronti ad arricchire di sapori e profumi le festività natalizie, ma quello che rischia di mancare nelle tavole dei sardi per Natale è il pane. I panificatori della Sardegna continuano a sfornare i loro prodotti, ma a causa dei rincari delle materie prime e dell’energia faticano a far quadrare i conti o lavorano in perdita: le farine aumentano del 34%, ma contemporaneamente calano le vendite di rosette, michette, civraxiu e moddizzosu, conseguenza del fatto che le persone comprano lo stretto necessario e cominciano a limitare gli sprechi, scegliendo sempre più pezzature di pane da un chilogrammo, al posto della consueta forma da mezzo chilo, da consumare non solo nel giorno stesso, ma anche nei successivi. Quello della panificazione è un settore fondamentale per l’alimentare isolano: ogni giorno si sfornano oltre 100 mila tonnellate di pane fresco per oltre 800 tipi di prodotto. Per ciò che riguarda i consumi, sono 730.510 le famiglie sarde che in media spendono ogni mese circa 21 euro per infarinati, insemolati ma anche per schiacciatine, baguette, bananine e lingue, senza dimenticare il pane alla ricotta o quello con le olive. “Le imprese della panificazione – sottolinea Confartigianato Imprese Sardegna – producono beni di prima necessità la cui distribuzione non può essere messa a repentaglio, pena il rischio di gravi ripercussioni sulla tenuta sociale. Ingiusto far mancare il pane alla popolazione”. “Per questa ragione – rimarca l’Associazione Artigiana – chiediamo interventi specifici per far fronte ai rincari di farina, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari. Nell’Isola ci sono 800 imprese, con oltre 2.400 addetti, che da oltre due anni stanno affrontando una situazione di fortissima instabilità che ha messo a dura prova la tenuta delle produzioni e a rischio la qualità delle produzioni alimentari, simbolo della nostra Isola. Senza interventi mirati e immediati il pane artigianale, bene primario per eccellenza, potrebbe presto venire a mancare dalle tavole sarde”. Per tentare di contrastare questa grave situazione gli imprenditori dell’arte bianca hanno aderito ad un tavolo di coordinamento nazionale delle Associazioni dei Panificatori per scrivere al Ministro delle Imprese del Made in Italy, Adolfo Urso, e chiedere di dare più forza e sintesi alle richieste della categoria, condensate in 4 punti: l’incremento del credito di imposta previsto per le imprese ad alta intensità energetica; l’intervento sulle norme relative al distacco delle forniture, individuando una moratoria che salvaguardi la continuità della produzione; l’intervento sul trattamento fiscale del lavoro notturno, caratteristico nelle imprese di panificazione artigiana; il riconoscimento alle imprese del settore della qualifica di operatori svolgenti lavoro usurante. “Inoltre, ritoccare ulteriormente al rialzo il prezzo del pane risulterebbe impossibile in quanto diventerebbe ‘fuori mercato’ rispetto alla concorrenza della grande distribuzione – conclude Confartigianato Sardegna – Sarebbe invece opportuno che il settore venisse sostenuto con misure concrete per efficientarsi dal punto di vista energetico e per venire incontro a queste realtà che rappresentano la tradizione, l’identità dei nostri territori, che tengono in vita i nostri centri storici e che trasmettono il sapere artigiano di generazione in generazione”.
di Gianmarco Murroni