Scacco al clan Cifrone, presi otto capi e gregari

Ci sono anche i cugini al vertice del sodalizio

NAPOLI – Si tratta di un colpo che potrebbe essere fatale per il gruppo criminale legato ai fratelli Cifrone, noto come ‘Ngopp’Miano’, eredi dell’organizzazione dei Lo Russo. Sono state otto le misure cautelari in carcere eseguite a carico di altrettanti appartenenti al gruppo di Miano, cinque dei quali già detenuti. A seguito delle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, i carabinieri del comando Provinciale di Napoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal gip nei confronti di soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, di rapina aggravata dall’uso delle armi e diverse estorsioni. Senza contare l’aggravante mafiosa relativa al fatto di aver commesso i reati per agevolare il gruppo camorristico clan Lo Russo, al fine di consentire il controllo criminale dei territori di Miano, Chiaiano, Piscinola, Marianella e Colli Aminei. Le indagini dei carabinieri della compagnia Vomero, condotte mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali e grazie alle dichiarazioni delle persone offese, hanno consentito l’individuazione dei responsabili di una violenta rapina e di due estorsioni consumate nel territorio di Miano in danno dei titolari di attività commerciali. Tra i destinatari del provvedimento anche Luigi Cifrone e il cugino Gaetano, già detenuti proprio in esecuzione di un titolo cautelare eseguito a ottobre, con il quale si riconosceva ad entrambi, tra le altre ipotesi di reato, il ruolo di dirigenti ed organizzatori dell’organizzazione criminale ‘Ngopp Miano’ per avere la gestione ed il controllo delle piazze di spaccio del territorio ed in particolare le piazze di hashish ed eroina. Tra i destinatari dell’ordinanza anche Gennaro Caldore, detto Genny cioccolato, Stefano Di Fraia, Pasquale Pandoldo, già sottoposti a custodia cautelare per il sequestro di persona a scopo di estorsione consumato lo stesso giorno della rapina in un negozio di telefonia in via Ianfolla. Gli altri destinatari della misura sono Antonio Buono, 32 anni, Salvatore D’Andrea di 45 e Giovanni Mascioli, 31 anni. Un blitz che arriva come una mazzata, soprattutto perché segue di pochi mesi un’altra ordinanza che portò in manette 21 persone, la maggioranza delle quali appartenevano al gruppo Cifrone. In manette finì anche un personaggio storico della ‘mala’ di Miano ossia Gaetano Tipaldi, fino a qualche anno fa, indicato come uno dei ras della potente cosca dei ‘capitoni’. L’ordinanza fu notificata anche a Salvatore Scarpellini, esponente di vertice del gruppo rivale.

Le indagini, come riferito dagli stessi uomini dell’Arma, hanno consentito di ricostruire le attività della cosca Cifrone dal momento della sua costituzione sino alla ‘frattura’ con il sodalizio di ‘Abbasc Miano’. Nel corso dell’attività investigativa, inoltre, i carabinieri sono riusciti a ricostruire, grazie anche alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, tra cui Luca Covelli, una decina di episodi estorsivi consumati ai danni di commercianti dell’area nord cui, in alcuni casi, la cosca, aveva imposto la fornitura di generi alimentari. In altri casi, invece, le vittime erano state obbligate a non svolgere la loro attività lavorativa nel territorio controllato dai Cifrone. Minacce che alcuni appartenenti alla cosca avrebbero posto in essere servendosi anche di armi. In almeno un paio di occasioni, infatti, alcuni indagati avrebbero utilizzato fucili e pistole per intimorire i commercianti sottoposti a racket. Proprio di recente, a seguito di quell’operazione, gli imputati nel processo che ne è scaturito, hanno scelto tutti l’Abbreviato. E’ quanto ha stabilito il gup del tribunale di Napoli nei confronti di 24 soggetti accusati, a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga, spaccio, armi, minaccia, estorsione tentata e consumata, violenza privata, tutti reati contestati con l’aggravante mafiosa. Uno dei destinatari della misura di ieri, finì in manette, da latitante.

Le informazioni raccolte sul ‘campo’, riscontrate, poi, dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, tra cui Luca Covelli, hanno permesso di ricostruire non solo l’organigramma del sodalizio ma anche i ruoli che gli indagati svolgevano al suo interno. In particolare le indagini hanno per messo di scoprire come il sodalizio avesse ripreso il controllo del mercato della droga e riorganizzato alcune ‘piazze’ che, in passato, erano sotto la gestione dei Lo Russo. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno scoperto in questi mesi che i Cifrone avevano stretto un accordo con altre due organizzazioni camorristiche dell’area nord. Una riconducibile al ras Salvatore Roselli e al suo ‘braccio destro’, Gennaro Caldore, diretta espressione degli Amato-Pagano. La seconda, invece, è quella riconducibile al ras Nunzio Pecorelli, vicino agli ambienti criminali della ‘Vanella Grassi’.

L’ultimo ras si nascondeva a Varcaturo

Uno dei due capi del gruppo di ‘Sopra Miano’ finì in manette dopo un periodo di latitanza La fuga di Gaetano Cifrone terminò in un’abitazione di via Ripuaria, nella zona di Varcaturo. A stanarlo, all’interno di un’abitazione, sono stati i carabinieri della compagnia ‘Vomero’. Il ras, conosciuto negli ambienti criminali con il soprannome di ‘o Biondo era riuscito a sfuggire al blitz di poche settimane prima. Una cattura che fu un segnale forte per il sodalizio di ‘Sopra Miano’, considerato l’erede della cosca Lo Russo. Una carriera criminale iniziata quando a Miano comandavano ancora i Lo Russo, clan cui apparteneva il cugino Luigi. Tuttavia, secondo anche quanto confermato dai collaboratori di giustizia, ‘o biondo non sarebbe mai stato organico al sodalizio di via Ianfolla. Piuttosto si sarebbe occupato di droga insieme ad alcuni suoi familiari. Il passaggio al ‘sistema’, lo avrebbe fatto solo alcuni anni fa quando, con i Lo Russo ormai fuori dai giochi, insieme all’inseparabile cugino avrebbe ricevuto l’incarico di gestire gli affari illeciti nella zona di Piscinola dal boss detenuto Oscar Pecorelli. A riferire il particolare è stato il collaboratore Luca Covelli che, per diversi mesi, è stato il guardaspalle dei due Cifrone. “In pratica i cugini Cifrone e Tipaldi Nanà comandano a Piscinola grazia all’imbasciata di Pecorelli Oscar ‘o Malomm… Camminavo quasi sempre armato e accompagnavo a casa prima Luigi e poi Gaetano per proteggerli e poi me ne tornavo a casa. Per fare tutte queste cose, mi pagavano 350 euro a settimana in quel periodo; poi quando le cose si sono appianate, mi davano 200 euro a settimana. Io aiutavo Gaetano Cifrone a preparare le dosi di eroina” .

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