NAPOLI – Un copione drammatico, già scritto e purtroppo recitato di nuovo, fino all’intervento risolutivo dei Carabinieri. Siamo a Scampia, in un’abitazione al piano terra dove il confine tra amore e terrore si è sgretolato da tempo. Sono quasi le 21 di ieri sera quando al centralino del 112 arriva una chiamata concitata: da quell’appartamento provengono urla disumane, minacce di morte e il pianto disperato di un bambino. Una scena che i vicini, purtroppo, conoscono bene.
La pattuglia della locale stazione dei Carabinieri non perde un istante. Giunti sul posto, i militari percepiscono immediatamente la gravità della situazione. Le grida dell’uomo sono un fiume in piena di violenza verbale, sovrastate solo dal pianto acuto e terrorizzato del piccolo. Senza esitazione, i carabinieri irrompono nell’appartamento, trovandosi di fronte al quadro desolante di una famiglia distrutta dalla violenza. All’interno ci sono tre persone: un uomo di 54 anni, in preda a una furia cieca; una donna di 50, il volto segnato dalla paura e dalle lacrime; e il loro figlio di 11 anni, rannicchiato in un angolo, testimone innocente di un orrore troppo grande per la sua età.
La presenza delle divise non placa l’ira del 54enne. Anzi, la alimenta. L’uomo si scaglia verbalmente contro la compagna, colpevole di aver cercato aiuto, di aver rotto il muro di omertà che lui le aveva costruito attorno. “Sei una monnezza, hai chiamato i Carabinieri… te la faccio pagare… ti devo incendiare casa… sei una malafemmina, sei un’infame!”, urla con il fiato intriso di rabbia, senza curarsi né dei militari né degli occhi terrorizzati del figlio.
Per i carabinieri, quella scena ha il sapore amaro del “già visto”. L’uomo, infatti, non è un volto nuovo. La sua spirale di violenza era già stata interrotta nel marzo del 2024, quando la donna, al culmine dell’esasperazione, lo aveva denunciato per maltrattamenti e minacce gravi. Un atto di coraggio che aveva portato al suo arresto. Ma il carcere, evidentemente, non è servito a nulla. Una volta tornato libero, l’incubo è ricominciato, forse con una ferocia ancora maggiore. La situazione, aggravata dal consumo abituale di stupefacenti e alcol da parte dell’uomo, era diventata una bomba a orologeria pronta a esplodere.
Mentre i militari procedono a bloccare il 54enne, la donna, con un filo di voce rotto dal pianto, pronuncia la frase che racchiude il dramma di innumerevoli vittime di violenza domestica: “L’ho perdonato per mio figlio”. Parole che suonano come una condanna, un tentativo disperato di tenere unita una famiglia che non esiste più, sacrificando la propria incolumità sull’altare di un’illusoria normalità per il bambino.
Questa volta, però, non ci saranno altri perdoni. I militari hanno messo fine, almeno per ora, a quell’escalation di terrore. L’uomo è stato arrestato e condotto in caserma. Dovrà rispondere ancora una volta delle pesantissime accuse di maltrattamenti in famiglia e minacce aggravate. Per la donna e il suo bambino si apre ora la difficile strada della ricostruzione, lontano da quell’uomo che ha trasformato la loro casa in una prigione di paura.






















