Schlein-Conte, abbraccio senza i moderati

Il neo segretario guarda ai 5S ed esclude i parlamentari Pd campani. Valente: va bene recuperare a sinistra, ma senza perdere militanti

Valeria Valente (Foto LaPresse - Marco Cantile)

NAPOLI – L’abbraccio di Elly Schlein a Giuseppe Conte nel corso della manifestazione antifascista di sabato a Firenze è una dichiarazione d’intenti che rischia di escludere i moderati dal Pd. I punti di contatto fra i due politici sono molti e resta solo da capire se i 5 Stelle fagociteranno il Pd o se la Schlein riuscirà a salvare l’identità dem. In Campania non ci sono molti esponenti del partito (specie quelli ex Margherita) che possono riconoscersi nella linea filo 5 Stelle del nuovo segretario nazionale. Difficile, ad esempio, che il deputato Stefano Graziano possa trovarsi a suo agio: alle primarie ha avuto l’occasione di sostenere la Schlein, ma non ha seguito il suo punto di riferimento politico Francesco Boccia e ha assunto pubblicamente altre posizioni, per cui è difficile immaginarlo concorde con la politica di origine svizzera. Discorso simile per il presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero, che ha visto sfumare l’ultima occasione per riprendersi un posto in un partito dal quale era già stato emarginato e, nonostante chi gli è vicino lo neghi, pare si stia già guardando intorno per trovare nuovi lidi.
E fino a ieri sembrava che anche l’europarlamentare Pina Picierno (indicata da Stefano Bonaccini come vicesegretario nazionale in pectore) fosse tagliata fuori, ma poi sono arrivate le dichiarazioni dell’ex deputato Sandro Ruotolo (esponente della mozione Schlein) a fare ipotizzare una quinta vita della ex allieva di Ciriaco De Mita: dalle braccia (politicamente parlando, s’intende) di Walter Veltroni a quelle di Matteo Renzi, per passare poi con Dario Franceschini e rinnegarlo sull’appoggio alla Schlein per accasarsi con Bonaccini. E adesso potrebbe profilarsi il passaggio con la nuova leader del partito. Ruotolo ha dichiarato di voler puntare, per ricostruire il Pd, su persone come la Picierno, con cui il confronto è sempre possibile.
Da parte sua, il governatore Vincenzo De Luca può dire addio al terzo mandato, ma tiene famiglia e il pensiero di ‘sistemare’ il figlio Piero (che in caso di vittoria di Bonaccini avrebbe avuto la delega al Mezzogiorno) potrebbe indurlo a non rompere. Certo è che, con Schlein al timone, si rafforza il “partito di De Luca” in opposizione, ancora più di prima, al Pd nazionale.
Altri esponenti piddini guardano alle prossime mosse del nuovo segretario prima di schierarsi: è il caso della senatrice Valeria Valente, che ieri, commentando l’abbraccio di Firenze, ha dichiarato a “Cronache” di ritenere “prematuro” prevedere abbandoni dei dem moderati: “Dalle prime dichiarazioni non mi pare che la Schlein abbia escluso possibilità di dialogo con tutte le forze del centrosinistra. Ad oggi il tema non sono le alleanze: non possiamo pensare di rilanciare e definire l’identità e il ruolo del Pd pensando prima alle intese elettorali. Come ha detto Romano Prodi, pensiamo prima a ridefinire bene la funzione del partito in questo momento storico. Salutiamo con favore il riavvicinanento di tanti elettori classicamente definiti di sinistra, ma non sarebbe utile rischiare di perderne altri”.
Il segretario nazionale ha parlato di riaprire il tesseramento e “dobbiamo pensare a percentuali di consenso che per essere raggiunte hanno bisogno dell’apporto dell’uno come dell’altro campo. Bisogna ritrovare la necessaria nettezza ma non scambiarla con il massimalismo o con approcci ideologici”.
Quanto al caso dell’ex ministro del governo Prodi Giuseppe Fioroni, che ha annunciato l’addio al partito, Valente nota che “qualsiasi perdita è sempre una sconfitta, ma quella di Fioroni mi sembra la scelta di un singolo, non un esodo”.

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