ROMA – Le piazze piene sventolate in contrapposizione alle urne semivuote dell’ultima tornata elettorale. Dal palco di piazza del Popolo, Cgil e Uil sottolineano la distanza tra il “Paese reale” e chi “ha bloccato la riforma del fisco che chiedevamo e ta chiedendo un altro condono,aumentando la distanza tra il Palazzo e il resto del paese”. Con un avvertimento: “Oggi è l’avvio di una mobilitazione che non finisce con la legge di bilancio – è il messaggio lanciato dal segretario Cgil Maurizio Landini – Se non si fanno le cose che stiamo chiedendo torniamo in piazza”. Del resto “non dobbiamo rispondere a questo o quel Governo, non giudichiamo i governi da chi li compone ma dalle cose che fanno”.
A piazza del Popolo, sotto un bel sole invernale, sventolano bandiere, palloncini e striscioni. A Bari, Milano, Cagliari e Palermo gli altri presidi, con i segretari confederali. I numeri della partecipazione ballano: Cgil e Uil parlano di una media dell’85% in molte realtà e in alcuni settori interessati dallo stop – oltre il 60% nei trasporti, l’80% tra i metalmeccanici – Confindustria, in attesa dei dati definitivi, parla di un’adesione tra le associate ben al di sotto del 5%.
E’ uno sciopero politico, rivendica con orgoglio Landini rispondendo alle critiche, ma “nel senso più vero e nobile del termine, come dovrebbe fare chi è votato per fare politica. Noi vogliamo cambiare il Paese e non abbiamo intenzione di fermarci”. Riforma fiscale, pensionistica, lotta alla precarietà, politiche industriali rispettose dell’ambiente diritto alla sanità pubblica sono i temi, perché “oggi non è il momento di dare di più a chi ha già, ma di tutelare i redditi e le pensioni basse di chi non ce la fa. E’ importante non solo per giustizia ma per unire il Paese, non di dividerlo. Quello che divide il Paese è l’evasione fiscale, la precarietà”, esclama il leader di corso d’Italia che promette di andare avanti perché “le piazze di oggi ci dicono che non siamo noi isolati ma lo sono quelli che non hanno consenso, forza, che non rappresentano il Paese”. Lunedì l’appuntamento con il governo: “ci ha convocato sulle pensioni e noi naturalmente ci andiamo perché vogliamo una riforma vera. Non cambiamo idea, chiediamo le stesse cose da anni, invece chi ha sbandierato la quota 100 oggi sostiene una legge di bilancio in cui la quota è zero perché l’anno prossimo con le regole che hanno fatto rischia di non andare in pensione nessuno”. Mentre sul fisco “Non abbiamo scritto Jo condor, noi siamo persone perbene, siamo persone che hanno sempre pagato le tasse ma non bisogna prenderci in giro. Non è vero che bisogna abbassare le tasse a tutti, bisogna abbassarle a chi le ha sempre pagate”.
Per Pierpaolo Bombardieri una prima battaglia è già vinta: “Abbiamo costretto il Paese a interrogarsi. C’era una narrazione che tutto andava bene, il 6% del Pil, ma il Paese deve guardare chi sta indietro, c’è gente che sta male”. E a chi dice che non era il momento di scendere in piazza risponde: “Non c’è mai stato uno sciopero proclamato dai sindacati in cui non è stato detto che non era il momento. Se non ora quando avremmo dovuto fare una manifestazione a sostegno delle persone in difficoltà?”.
Dal mondo politico ribadisce il giudizio negativo Matteo Salvini: “Siamo davanti a uno sciopero-farsa contro l’Italia e i lavoratori, la Cgil ci aiuti a ricostruire il Paese anziché bloccarlo”. Giorgia Meloni premette di rispettare sempre il dissenso e il diritto di manifestare, ma “siamo in un momento in cui la nostra economia è in grande difficoltà”. Da FI Antonio Tajani non ha dubbi: lo sciopero “è dannoso per la ripresa economica” mentre Iv lo definisce “incomprensibile”. Giuseppe Conte assicura che “il M5S continua a favorire il dialogo, la coesione sociale è importantissima, e quindi la settimana prossima incontrerò i sindacati e le associazioni di categoria”.
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