CASAL DI PRINCIPE – Altro no dalla Cassazione per Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi, in carcere dall’aprile 2023. La Suprema corte ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai suoi legali contro un’ordinanza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che aveva rigettato la richiesta di riconoscimento del vincolo della continuazione tra due condanne passate in giudicato.
Attraverso i suoi avvocati, Cosentino puntava a ottenere una riduzione della pena complessiva, cercando di far riconoscere un legame tra la sentenza di colpevolezza per associazione mafiosa (divenuta irrevocabile nel 2023) e una sentenza per corruzione del Tribunale di Napoli Nord (riguardante favori in prigione da un agente ricambiati dall’ex sottosegretario con aiuti garantiti ad un familiare dell’agente). Prima il Tribunale di S. Maria C.V. e ora la Cassazione hanno ritenuto le argomentazioni prive di elementi di novità rispetto a precedenti richieste già esaminate e respinte.
La richiesta avanzata dai difensori si basava sull’esistenza di un progetto criminoso che avrebbe collegato le due condanne: la gestione e creazione di attività imprenditoriali per garantire scambi di favori e utilità personali. Tra gli elementi portati a supporto, vi erano due intercettazioni risalenti al 2015 che, secondo la difesa, avrebbero dimostrato la continuità tra i reati contestati.
Il giudice dell’esecuzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere aveva già stabilito, nell’agosto 2024, che l’istanza fosse meramente ripetitiva di una precedente respinta nel 2023. Tale decisione è stata confermata dai giudici della Cassazione, che hanno evidenziato come le conversazioni intercettate e gli altri argomenti fossero già stati esaminati, privi di nuovi elementi che giustificassero una diversa valutazione.
Il provvedimento della Cassazione, redatto dalla consigliera Maria Greca Zoncu edal presidete Giuseppe De Marzo, ha stabilito che il ricorso fosse ‘manifestamente inammissibile’, confermando l’assenza di profili innovativi o di rilievo giuridico. La Corte ha inoltre condannato Cosentino al pagamento delle spese processuali e a un’ammenda di 3.000 euro a favore della cassa delle ammende.
Nicola Cosentino, negli anni, è stato coinvolto in diversi procedimenti giudiziari. Oltre alla condanna per associazione mafiosa, che lo ha portato in carcere, aveva affrontato altri due processi per reati ritenuti connessi alla criminalità organizzata. Uno legato al progetto di costruzione (non realizzato) del centro commerciale “Il Principe”, e l’altro incentrato sulle attività della società di famiglia nel settore dei carburanti: in entrambi l’ex politico è stato assolto.