ROMA – Sulla fine del lockdown ormai è scontro aperto anche tra le Regioni. Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, non poteva essere più chiaro con il collega della Lombardia, Attilio Fontana, che resta deciso a riaprire quanto prima: “Se dovessimo avere una corsa in avanti”, da zone dove il contagio è ancora presente, in maniera forte, “chiuderemo i nostri confini”.
L’idea è quella di fare un’ordinanza per vietare l’ingresso di cittadini provenienti dai cluster più caldi, per evitare nuovi esodi verso il sud. La preoccupazione dell’ex sindaco di Salerno è quella di essere costretti a richiudere tutto in due settimane, per una nuova esplosione del contagio: “Non reggeremmo più e crollerebbe l’Italia”.
Il dibattito sulla riapertura resta caldissimo
Da Palazzo Chigi provano a spegnere voci e ipotesi di date, spiegando che “in alcuni casi non hanno alcun tipo di fondamento”, visto che lo studio è ancora in atto. Il governo ha il dossier aperto, con il Comitato tecnico-scientifico e task force di esperti guidata da Vittorio Colao a pieno regime per studiare la ‘fase 2’. Ma “solo quando avrà terminato i lavori comunicherà in maniera chiara i tempi e le modalità di allentamento del lockdown, così da dare agli italiani un’informazione certa”.
Poi il monito contro “anticipazioni, indiscrezioni e fughe in avanti, in un momento tanto delicato” che “rischiano di alimentare caos e confusione”. Ai piani alti dell’esecutivo vorrebbero “la responsabile collaborazione di tutti”. Anche perché i rumors che si inseguono ormai da giorni indicano la riapertura di bar, ristoranti e parchi pubblici. Potenziali luoghi di assembramento in un’epoca in cui il coronavirus è tutt’altro che sconfitto. In questo senso vanno interpretate le smentite che arrivano da fonti del Mise sulle voci di un ‘Piano’ a cui starebbe lavorando il ministro cinquestelle, Stefano Patuanelli.
Il governo, fanno sapere dallo Sviluppo economico, “riceverà le proposte della task force di Colao e le esaminerà confrontandosi con Regioni e Comuni nella cabina di regia per poi decidere assumendosi, come sempre, tutte le responsabilità delle scelte”. Cautela è anche la parola d’ordine degli esperti che coadiuvano Conte e la squadra dei ministri. “Bisogna avere bene in testa la necessità di essere attenti nella ripresa, sia della vita sociale che delle attività produttive”, avvisa infatti il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli.
Fontana, però, va avanti col suo progetto e annuncia: “Stiamo lavorando agli Stati generali del Patto per lo Sviluppo, in collegamento con più di cento rappresentanti delle attività produttive, dei sindacati e delle università, per il ritorno alla ‘nuova normalità'”. Il governatore ribadisce: “Vogliamo ripartire, nel rispetto delle 4D: distanza, dispositivi, digitalizzazione, diagnosi”.
I toni sono comunque più concilianti: “Se la scienza ci dirà di stare chiusi staremo chiusi, ma nell’ipotesi in cui ci fossero le condizioni per ripartire, noi il 4 maggio dobbiamo essere pronti”. A bacchettarlo è il capogruppo del Pd in Senato, Andrea Marcucci, che invita il presidente della Lombardia e la Lega ad essere più cauti, perché i numeri dell’epidemia “purtroppo parlano chiaro”. (LaPresse)