GAZA – Violenze al confine fra Striscia di Gaza e Israele. Quattro palestinesi, due dei quali 17enni, sono stati uccisi dal fuoco israeliano e 316 sono rimasti feriti nel giorno in cui decine di migliaia di palestinesi si sono radunati vicino alla frontiera per protestare in occasione del primo anniversario della cosiddetta ‘Grande marcia del ritorno’. Si tratta della mobilitazione lanciata esattamente un anno fa per rivendicare il diritto dei palestinesi a tornare nelle terre da cui sono fuggiti o sono stati cacciati alla fondazione dello Stato di Israele nel 1948 e per chiedere lo stop dell’embargo imposto da Israele a Gaza da oltre 10 anni.
La posizione di Hamas
L’esercito israeliano ha contato 40mila partecipanti alla mobilitazione. Il punto da capire nelle proteste era anche se Hamas, al potere a Gaza, avrebbe provato a contenere la violenza o se avrebbe lasciato campo libero, a rischio di un’escalation con lo Stato ebraico che aveva moltiplicato gli avvertimenti. Da quando Hamas ha preso il potere a Gaza nel 2007, Israele e il movimento islamista sono stati impegnati in tre guerre. Pare che abbia giocato un ruolo una mediazione dell’Egitto: funzionari di Hamas hanno riferito che è stata raggiunta un’intesa in base alla quale Israele avrebbe allentato il suo blocco a Gaza e in cambio le proteste sarebbero rimaste calme. Effettivamente i manifestanti si sono raccolti in cinque punti lungo la frontiera, ma la grande maggioranza di loro si è mantenuta distante dalla recinzione di confine.
In memoria di 6 arabi israeliani morti nel 1976
La data scelta per l’inizio della marcia non era casuale: il 30 marzo è la cosiddetta Giornata della Terra, in cui ogni anno si ricorda la morte nel 1976 di sei arabi israeliani durante le manifestazioni contro la confisca di terreni da parte di Israele. Gli arabi israeliani sono i discendenti dei palestinesi rimasti su quei territori alla creazione dello Stato di Israele nel 1948. E quest’anno il 30 marzo cade solo 10 giorni prima delle elezioni legislative israeliane, in programma per il 9 aprile.
Si temeva un bagno di sangue
Dopo settimane di tensioni, l’anniversario aveva fatto temere un bagno di sangue come quello del 14 maggio 2018, quando nelle proteste contro il trasferimento dell’ambasciata Usa in Israele a Gerusalemme al confine erano stati uccisi 60 palestinesi. Ma così non è stato, nonostante l’esercito israeliano avesse dispiegato migliaia di soldati e decine di tiratori scelti, come pure carri armati e artiglieria. Due adolescenti palestinesi di 17 anni sono morti dopo essere rimasti colpiti uno al volto a est di Gaza e l’altro al petto nel sud della Striscia; un altro palestinese di 20 anni era stato ucciso invece nella notte nel corso di una manifestazione precedente a quella principale.
(LaPresse/AFP)