NAPOLI – Scorta assegnata. Garantita la sicurezza per don Maurizio Patriciello, dopo le minacce e la bomba carta davanti al cancello della parrocchia San Paolo Apostolo nel parco Verde a Caivano. Il prete è da sempre impegnato contro la criminalità e fra i fondatori del ‘Comitato di liberazione dalla camorra – Area Nord di Napoli’. Insomma è in trincea per la legalità. Ed è nel mirino. Lo raccontano i fatti. Qui la tensione si taglia a fette e a ogni iniziativa pubblica contro le cosche, seguono ‘ritorsioni’ e minacce. Segno dell’insofferenza dei boss. Ma oggi la risposta dello Stato non si è fatta attendere.
Si sono mossi tutti (non allo stesso modo). Però la reazione c’è stata ed è evidente. Don Maurizio Patriciello è stato subito a colloquio con il procuratore Giovanni Melillo. Era importante anche il supporto della magistratura. Un faccia a faccia lungo. Il parroco si è sempre mostrato sereno. Ma l’ordigno lasciato davanti al cancello della chiesa è un messaggio sinistro. Non solo.
La bomba è esplosa alle quattro del mattino, danneggiando parte del cancello pedonale di accesso al cortile. Era era il giorno del suo compleanno. Qualcuno voleva intimidirlo. Poi le indagini dei carabinieri. E poco dopo l’incontro con il procuratore capo, “che mi fa ben sperare”, ha detto il parroco anti clan. Memore la battaglia ai roghi di rifiuti, che hanno devastato la Terra dei fuochi. Il magistrato lo ha chiamato al cellulare per dimostrargli la solidarietà. Con il tenente della caserma di Caivano Antonio La Motta, è andato in Procura. Un confronto a tutto tondo sulle dinamiche criminali nella periferia nord. Melillo gli ha detto che gli farebbe piacere andare a Caivano. E don Patriciello ne è uscito contento.
Del resto ha sempre creduto “nella sinergia tra carabinieri, polizia, magistratura, Chiesa e cittadini”. Poi è arrivata anche la commissione parlamentare Antimafia. Di più. Il sindaco Gaetano Manfredi ha manifestato “piena solidarietà al parroco per l’intimidazione subita davanti alla sua chiesa. Lo Stato, in tutte le sue articolazioni e con l’apporto di chi opera meritoriamente su territori difficili deve lavorare ogni giorno per difendere la legalità. In prima linea con Don Maurizio”. E ancora. “La mia piena solidarietà a don Maurizio che a Caivano da anni svolge un ruolo fondamentale a sostegno della sua comunità. Siamo tutti al suo fianco e sono certo che le intimidazioni non lo faranno arretrare di un millimetro. L’impegno dello Stato sul territorio deve essere massimo”. Sono le parole del presidente della Camera, Roberto Fico.
Era già stato detto a più livelli: serve essere rigorosi nella battaglia ai clan. E così è stato. Il segnale è forte e chiaro: lo Stato c’è e protegge il prete anti camorra. E forse non è un caso se questa mattina il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, sia in Prefettura per sottoscrivere con il governatore Vincenzo De Luca, il protocollo d’intesa per l’attivazione del Numero Unico di Emergenza Europeo, secondo il modello della centrale unica di risposta, grazie alla quale, chiamando il numero 112, sarà possibile richiedere l’intervento delle forze di polizia, dei vigili del fuoco, delle strutture sanitarie e dell’assistenza in mare. Non è solo una questione di numeri, ma conta la presenza. E pochi giorni fa qui è arrivato anche il premier Mario Draghi. Insomma una carrellata istituzionale. Tutti per motivi diversi, ma il filo conduttore è garantire la sicurezza e la legalità. In una città complessa, che cerca di uscire dall’emergenza pandemia. L’area nord è una zona a sé. I segnali sono inquietanti.
Pochi giorni fa gli spari contro le pizzerie e a Frattamaggiore. Serve fare qualcosa e in fretta. Lo pensano le associazioni. “Siamo tutti preoccupati. Da quando abbiamo alzato la voce in questa area nord di Napoli, dando vita al comitato di liberazione dalla camorra che è nato proprio in questa chiesa, lo Stato sta dando risposte concrete nella battaglia per la legalità – ha dichiarato in una nota, il senatore Sandro Ruotolo – non è la prima volta che minacciano padre Maurizio. Anche il comandante della polizia municipale di Arzano, Biagio Chiariello è stato minacciato di morte e oggi vive sotto protezione dello Stato. Sapevamo che accendendo i riflettori avremmo indebolito la camorra e ricevuto minacce. Noi siamo di più e andremo avanti in questa battaglia di liberazione dei nostri territori dalla malavita organizzata. Non ci fermeranno insulti e minacce. Siamo tutti padre Maurizio Patriciello”, ha concluso Ruotolo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA