Scotto a ‘Cronachedi’: Leu dialoga col Pd, ma la distanza con De Luca resta

Uno dei fondatori di Liberi e Uguali traccia le linee guida per il futuro

Arturo Scotto

NAPOLI – Archiviata l’epoca renziana, Nicola Zingaretti, segretario del Partito Democratico, sembra recuperare terreno a sinistra. Non è un caso se in vista delle elezioni Europee di maggio si pensa a liste allargate ad altri partiti di centrosinistra come il Psi. Se a rientrare nelle stesse liste ci saranno anche gli esponenti di Liberi e Uguali è una decisione che verrà presa nelle prossime ore. Partiamo da questo con Arturo Scotto, che di Leu è uno dei fondatori.
Quali sono le vostre proposte per l’Europa?
Non basta dirsi genericamente europeisti, serve dire che Europa si vuole. L’eurozona è in crisi, un continente che invecchia, che rischia di apparire periferico di fronte a nuove potenze che si muovono nel mondo in Asia e in America Latina. Serve un processo vero di integrazione che chiuda con la stagione dell’austerità. E’ necessario aprire una nuova stagione di investimenti europei perché il Piano Junker è stato acqua calda. Serve il salario minimo europeo e un sussidio continentale di disoccupazione, occorre ridurre il divario salariale tra donne e uomini. Chiusa la fase del Quantitative easing di Draghi, il rischio che le economie europee tornino nello stesso stato comatoso del pre crisi è oggettivo. La chiave è una riforma coraggiosa della Bce. Occorre un modello Federal Reserve: prestatrice di ultima istanza direttamente alle imprese e alle famiglie. Non basta più tenere sotto controllo il tasso di inflazione, serve introdurre il tasso di occupazione tra i principi fondamentali dei trattati.
Tutto questo lo realizzerete col Pd? Zingaretti sembra pronto ad aprire a Leu…
A Bologna terremo il congresso nazionale di Articolo Uno dove decideremo l’orientamento per le elezioni europee. Siamo nella famiglia dei socialisti europei e siccome il riferimento è quello dialoghiamo innanzitutto con chi ne fa parte, a partire dal Pd e dal Psi. Questo significa che è necessario un programma di svolta rispetto a questi ultimi anni. La sinistra è percepita come distante dal mondo del lavoro anche per le riforme sbagliate messe in campo dal governo Renzi. Nessuno chiede abiure ma nemmeno di fare finta di niente.
Con il nuovo Pd, pensa che il centrosinistra abbia maggiori possibilità di unirsi per fare muro contro l’avanzata della Lega anche al Sud?
Penso che occorra prendere atto che Zingaretti è percepito come un cambiamento rispetto alla fase precedente. Siamo ancora ai titoli, non conosciamo la sceneggiatura del film ma indubbiamente la musica è cambiata. C’è più spazio per il dialogo. E dunque per gettare le basi per una stagione nuova di un centrosinistra plurale. Di qui a dire che torniamo a vincere domani mattina ce ne passa. La Lega è forte, fortissima. Pesca nel mezzogiorno su un messaggio di ordine e sicurezza, occupa interi territori riciclando pezzi del vecchio personale politico del centrodestra berlusconiano. L’alternativa a questa destra si costruisce nel tempo e passa per una scelta chiara: riacchiappare la questione sociale di cui si è impadronito Salvini. Riportarla a sinistra, sganciarla dalla paura e dal rancore. Significa tornare a parlare di lavoro stabile, di sanità Universale, di scuola pubblica. O riprendiamo a dire che la diseguaglianza sociale è il problema e ci vuole uno stato che si carichi il peso di investire nella redistribuzione delle risorse e delle opportunità o non ce la facciamo a risalire la china.
La geografia politica nazionale sta cambiando. Il centrodestra continua a vincere anche al Sud, in che modo interpreta il segnale che evidentemente i cittadini stanno lanciando al centrosinistra?
Il centrosinistra perde al Sud perché non ha radicamento sociale, è uscito dai luoghi del lavoro e della sofferenza, è apparso come establishment che punta alla sua autoconservazione. I Cinque Stelle hanno creato un’aspettativa enorme lavorando su due assi: lotta ai privilegi e reddito per tutti. Istanze condivisibili: ora viene avanti una delusione diffusa che scaturisce dalla loro incompetenza e dalla loro arroganza. Tuttavia quei punti programmatici che li hanno caratterizzato dalle origini qualcuno deve avere l’ambizione di raccoglierli e sarebbe criminale, come è stato fatto in questi mesi anche da una parte dell’opposizione, regalarli alla Lega portandoli a destra. Serve dunque un nuovo e rinnovato impegno della sinistra nel mezzogiorno, impugnando la bandiera di una lotta senza quartiere al dualismo nord sud e a questa autonomia differenziata che è una vera e propria secessione dei ricchi come ha detto Viesti.
L’anno prossimo l’appuntamenti è con le elezioni Regionali, c’è la possibilità che con il Pd sosteniate lo stesso candidato, magari il governatore uscente De Luca?
Con l’esperienza di De Luca le distanze sono ancora grandi. Abbiamo avanzato proposte serie su sanità trasporti e rifiuti che sono rimaste al momento lettera morta. Io penso che un nuovo centrosinistra passi per una vera discontinuità anche nell’agenda politica oltre che negli uomini e le donne che lo devono incarnare.
Qual è il suo auspicio per il futuro di Leu? Vogliamo costruire una sinistra ecologista e socialista, radicata nel mondo del lavoro che è privo di rappresentanza politica. Una sfida titanica, ma è l’unico modo per ripartire dopo la sconfitta elettorale e riaprire la strada dell’alternativa alla destra. Oggi il Pd si è dotato di un nuovo gruppo dirigente, discuteremo in autonomia per costruire uno schieramento ampio. Già il dialogo dopo gli anni della rottamazione sembra una rivoluzione. Ma non ci accontentiamo. Serve quello che è incarnato da Corbyn in Gran Bretagna, da Sanchez in Spagna, da Tsipras in Grecia. Una sinistra di governo che sappia fare il proprio mestiere. Ancora non ci siamo. Né noi né il Pd. Ma sono come sempre un inguaribile ottimista.

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