Scuola, Bianchi: “Dev’essere l’ultima a chiudere” . Presidi: “Aumento dad fisiologico”

All'indomani della riapertura della maggior parte delle scuole italiane dopo le feste, Patrizio Bianchi continua a difentere la linea del governo

Foto Angelo Carconi / Pool Ansa / LaPresse Nella foto: Patrizio Bianchi, Ministro dell'Istruzione

ROMA – All’indomani della riapertura della maggior parte delle scuole italiane dopo le feste, Patrizio Bianchi continua a difentere la linea del governo: “La scuola deve essere l’ultima a chiudere”. Il ministro dell’Istruzione ricorda che il massimo dei contagi si è avuto con la scuola chiusa e assicura: “Non è una sfida, ma un impegno collettivo”. Quanto alla didattica a didtanza, che già in molti sono stati costretti ad attivare per i casi positivi, “non è il demonio”, afferma, però non sarà un provvedimento generalizzato, continuerà a essere avviata all’interno dell’organizzazione dei singoli istituti.

Secondo il presidente dell’associazione presidi, Antonello Giannelli, nelle prossime settimane saranno circa 200mila le classi che dovranno adottare la dad. “Non lo escludo nè lo affermo, ma siamo pronti ad affrontare questa eventualità”, tranquillizza Bianchi. Scelta “legittima” per i presidi quella di riaprire le scuole, ma, avverte Giannelli, “un incremento della dad, che arriverà nel picco con il 50% delle classi settimana prossima, è fisiologico”.

Il sindacato dei dirigenti scolastici aveva proposto di procrastinare il ritorno in presenza nelle aule di due o tre settimane, per incrementare la percentuale di alunni vaccinati, soprattutto tra i più piccoli che è circa all’11% nella fascia 5-11 anni.

Sull’idea di prolungare la scuola a giugno, Bianchi non si sbilancia: “Finora non è stato perso un solo giorno, ma se dovesse essere necessario ne possiamo ragionare con le Regioni”. I più scontenti sono gli alunni. “Rientro insicuro” e “problemi strutturali”: con queste motivazioni, i ragazzi dell’Unione degli studenti hanno indetto uno sciopero nazionale per il prossimo 14 gennaio e chiedono di essere ascoltati. “Questa volta a dire basta siamo noi – dice il coordinatore Luca Redolfi -. Dopo quasi due anni di pandemia è inaccettabile che la scuola continui a farsi trovare impreparata, il Governo ha delle responsabilità politiche gravi in questo disastroso rientro e noi studenti non siamo stati ascoltati”. I ragazzi rifiutano il “ricatto tra presenza e didattica a distanza”, ma lamentano anche trasporti e aule sovraffollati, edifici inadatti, screening inesistenti, tracciamento saltato e mascherine Ffp2 non garantite. Intanto, è ancora scontro aperto tra governo e governatore della Campania, Vincenzo De Luca: “Draghi ha parlato per mezz’ora insieme con il ministro della pubblica Istruzione contro la didattica a distanza generalizzata che non ha chiesto nessuno in Italia”, tuona e parla di “obiettivo di comodo”: “si candida anche lui a iscriversi nel club degli sfondatori di porte aperte”. Non una risposta di merito, osserva, al problema posto dalla Regione Campania: “due settimane di respiro, limitate alle elementari e alle medie, per organizzarsi al meglio”. Il Tar ha concesso la sospensiva rispetto alla richiesta del governo, fissando per il 22 febbraio la discussione in collegio: “Per quel giorno – commenta il governatore – sarà cambiato il mondo”.

di Maria Elena Ribezzo

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome