In Italia la scuola primaria dell’infanzia non è obbligatoria ma con il 92% dei bambini fra i 3 e i 5 anni che la frequentano si può parlare di ‘scolarizzazione piena’ (sopra il 90%). È quanto emerso questa mattina alla presentazione del Report Ocse ‘Education at a Glance 2022’ organizzata a Roma dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Fondazione Agnelli e Save The Children alla presenza del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.
Il dato colloca l’Italia al di sopra della media OCSE, anche che se bisogna ricordare che il monte ore di insegnamento è inferiore alla media europea (rispettivamente 945 e 1071 ore), con una minore offerta oraria nelle regioni meridionali. Nei successivi gradi di istruzione il monte ore (744 alla primaria, 608 alle medie e 608 alle superiori) risulta comunque di poco sotto la media UE (rispettivamente 740, 659 e 642), anche se sono presenti in Italia forti disuguaglianze territoriali nell’offerta di tempo pieno nei gradi inferiori, con le regioni del sud in netto svantaggio rispetto a quelle del nord.
Sopra la media OCSE, sia pure leggermente, si conferma nel 2021 anche la spesa cumulativa per il singolo studente della scuola dell’obbligo: per un ragazzo o una ragazza fra i 6 e i 15 anni in Italia si spendono 105.750 dollari (calcolati a parità di potere d’acquisto, per tenere conto delle differenze del costo della vita fra i diversi paesi). Va osservato, tuttavia, che questo non si traduce in un’offerta di servizi e spazi scolastici uguale sui territori, dove esistono ampi divari, ad esempio, nell’offerta di tempo pieno, nella disponibilità di mense scolastiche o di palestre nella scuola primaria e secondaria di I grado.
L’Italia è invece decisamente agli ultimi posti per quanto riguarda la spesa per studente universitario: 12.000 dollari (PPA) all’anno contro una media OCSE di oltre 17.500.
LaPresse