Scuola, presidi contro la politica: “Tema assente dalla campagna elettorale”

Sarà perché questa campagna elettorale per la prima volta si svolge sotto gli ombrelloni, o perché nelle schermaglie politiche di questi giorni tirano più la gestione della pandemia nel 2020 e la flat tax, sta di fatto che il tema della scuola ancora una volta sembra sia rimasto relegato tra quelli di serie B

ROMA – Sarà perché questa campagna elettorale per la prima volta si svolge sotto gli ombrelloni, o perché nelle schermaglie politiche di questi giorni tirano più la gestione della pandemia nel 2020 e la flat tax, sta di fatto che il tema della scuola ancora una volta sembra sia rimasto relegato tra quelli di serie B. Almeno stando al presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli che a LaPresse ha tuonato: “In questa campagna elettorale il tema della scuola è totalmente assente. Ogni tanto in modo indiretto si fa riferimento agli stipendi troppo bassi dei docenti, un tema legittimo ma che non ha nulla a che vedere con una riforma strutturale del sistema, che è quello che interessa di più ai cittadini”.

E non è questa l’unica frecciata lanciata da Giannelli alla politica. Con alcune regioni, come Sicilia e Valle d’Aosta, che inizieranno le lezioni addirittura il 19 settembre, obbligare gli studenti a fermarsi subito dopo il via ai lavori non è piaciuto ai dirigenti scolastici: “Un pessimo segnale – sentenzia il numero uno dell’Anp – un’ennesima disattenzione nei confronti della scuola da parte di una politica che solo a chiacchiere dice che la scuola è al centro del Paese, anche se di fatto non è così”.

“Sono tantissimi anni – aggiunge Giannelli – che la Anp ribadice questo appello e quindi invita l’amministrazione scolastica e degli interni a individuare altri seggi. Ci sono tanti edifici pubblici in Italia che magari non vengono utilizzati appieno, come caserme dismesse e sotto utilizzate, specie dopo che è stata tolta l’obbligatorietà della leva. Ma ci sono anche tante altre tipologie di strutture pubbliche che potrebbero venire utilizzate per il voto. E’ però più comodo continuare a usare le scuole – conclude Giannelli – ma se si crede che la continuità a scuola sia importante questo lavoro di ricerca deve essere fatto da Enti locali e ministero dell’Interno”.

Nel 2022/23 la scuola dovrà anche imparare a convivere con il Covid dopo due anni vissuti tra dad, quarantene e mascherine: “C’è una platea di studenti ancora poco vaccinata – specifica Giannelli, secondo il quale “sarebbe opportuno che le famiglie facessero vaccinare ancora di più i ragazzi per presentare un ostacolo alla circolazione del virus e alle sue varianti”. Anche a tutela degli anziani e dei fragili in famiglia.

Nonostante 4,6 miliardi di investimenti prevenienti dal Pnrr da destinare ad asili nido e scuole dell’infanzia (il 55% nel Mezzogiorno), ancora troppe criticità sul fronte dell’immissione dei precari: “Si spera di avere una consistente immissione di personale docente di ruolo ma non si può negare che il numero totale dei precari è ancora molto consistente e lo sarà anche quest’anno. Eravamo arrivati a 250.000 su 800.000 docenti, possiamo arrivare quest’anno a 150.000 che è indubbiamente un passo avanti, ma questa rimane una criticità del nostro sistema”. Per Giannelli “servono riforme strutturali e permanenti. Finché non sarà rivisto il sistema di reclutamento, il problema non si risolverà”, conclude.

LaPresse

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