Scuola sempre più precaria, tutti i numeri dell’emergenza

CASERTA (Anastasia Leonardo) – Alla vigilia di un nuovo anno scolastico i numeri in Campania disegnano una situazione molto complicata. Secondo le stime della Flc Cgil quest’anno si arriverà a 250.000 supplenze (+72% negli ultimi 7 anni), con l’aggravante della scelta di accantonare circa 20.000 posti per il prossimo concorso che penalizza migliaia di docenti idonei dei recenti concorsi.
In Campania, seconda regione per numero di studenti e per rischio di abbandono scolastico, tra le più a rischio di cyberbullismo, con anche 4.400 pensionamenti (il più alto in Italia), ci sarà un ulteriore incremento delle supplenze aggravate dal fatto che, a causa dei ritardi dei concorsi in svolgimento, i docenti attualmente supplenti, nominati in ruolo fino al 31 dicembre 2024, dovranno raggiungere in gran parte una nuova sede, con grave danno alla continuità didattica.
Riguardo al Personale Ata il 70% dei posti vacanti non verrà stabilizzato aggravando una situazione già critica per il notevole sottodimensionamento dell’organico di diritto che non tiene conto delle reali esigenze delle scuole, tanto è vero che senza l’organico di fatto aggiuntivo ci sono scuole che non potrebbero aprire tutti i plessi, per non parlare dell’assenza di assistenti tecnici nelle scuole del I ciclo, con centinaia di laboratori senza manutenzione ordinaria.
Inoltre, il governo lo ha ridotto ulteriormente con il D.L. 71/2024, stabilendo che le 963 unità di Personale ATA che saranno in comando presso gli uffici scolastici, non potranno essere sostituiti (praticamente uno scippo) e con il recente dimensionamento, che la Flc Cgil ha impugnato (unica organizzazione sindacale), non solo ha tagliato le autonomie scolastiche ma anche il contingente Ata, con la conseguenza che le previste 47 immissioni in ruolo dei Dsga si sono ridotte a 7 (di cui solo 4 per i passaggi dei Facenti Funzione Dsga all’area dei Funzionari e dell’Elevata Qualificazione).
Insufficiente è anche l’organico di personale educativo dei convitti e nella filiera dell’istruzione musicale è inesistente la sperimentazione della pratica musicale nella scuola primaria, ai sensi del DM 8/2011, privandola cosi delle “fondamenta” e mettendo a rischio in prospettiva anche i Conservatori di Musica.
Sul Sostegno la situazione si aggrava sempre più perché il governo non vuole consolidare in organico di diritto i posti in deroga che aumentano sempre più e sui quali non si possono fare assunzioni. Siamo arrivati a circa 130.000 (di più dell’organico di diritto) e in Campania, nonostante un aumento di 2025 alunni con disabilita, l’organico di diritto di circa 15.700 posti non cambia, cosi quello dei posti in deroga (raddoppiato in pochi anni) aumenta a circa 10.245 (di cui 7.605 solo nella provincia di Napoli), inoltre, anche i collaboratori scolastici che si occupano della loro assistenza rimangono invariati e gli assistenti di competenza degli enti locali sono largamente insufficienti. È evidente che così non si può garantire totalmente il diritto allo studio degli alunni con disabilita, senza considerare la percentuale ancora alta di docenti supplenti che non sono in possesso di specializzazione sul sostegno.
In base ai dati del ministero, nelle scuole statali della Campania gli studenti si sono ridotti dell’8,15% dal 2018 ma c’è stato un aumento di studenti senza cittadinanza italiana del 28,4%. Nella scuola primaria il tempo pieno è sì aumentato del 6,76% dal 2018 arrivando a coprire il 20,9% del totale degli alunni, ma siamo ancora lontanissimi da regioni come la Lombardia dove a Milano si raggiungono punte del 96,7% di studenti con orario a Tempo Pieno anche leggermente in aumento rispetto al 96,1% del 2018. Dopo più di 50 anni dall’introduzione del Tempo Pieno con la legge 820/1971, ancora non riusciamo a raggiungere pienamente i suoi scopi di potenziamento degli obiettivi didattico-formativi e di una migliore conciliazione dei tempi lavorativi per le famiglie che incentiverebbe anche l’occupazione femminile. Se uniamo a questi dati quelli della mancanza di mense e di asili nido dove la Campania, in base ai dati ISTAT, è il fanalino di coda nazionale, ci rendiamo conto di quanto sia complesso e critico il quadro attuale della nostra regione.
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