ROMA – L’attenzione del governo e delle Regioni, ora, è tutta al 26 aprile, quando come annunciato da Mario Draghi tutte le scuole riapriranno in presenza, tranne le superiori in zona rossa. I dettagli saranno resi noti nel decreto legge varato in settimana, e, intanto, il ministero dell’Istruzione incontra le parti sociali.
Il confronto
Un primo tavolo, al quale partecipano anche i presidi, si tiene domattina alle 9.30, perché i sindacati chiedono compatti l’aggiornamento del protocollo di sicurezza e un punto sugli esami di Stato di giugno. Il ‘rischio ragionato’, lamentano, “non basta a dare tranquillità e garanzie al personale e agli alunni, le cui condizioni relativamente al distanziamento sono rimaste immutate, nonostante le varianti del virus”, molto più contagiose. E chiedono all’esecutivo di mettere in atto “provvedimenti adeguati”, a partire appunto dai protocolli di sicurezza, “mai puntualmente applicati, che sono fermi all’estate del 2020”. Passando per il tracciamento, che non funziona più, e per il potenziamento dei trasporti. Ma domandano anche la ripresa della vaccinazione a tappeto del personale, interrotta con lo stop all’uso di AstraZeneca per le persone al di sotto dei 60 anni.
Il governo non indietreggia
Nonostante i nodi chiaramente irrisolti, il governo non intende indietreggiare. “Era indispensabile riprendere la scuola perchè la perdita educativa è stata molto forte e il ritorno in classe per almeno un mese è doveroso”, spiega la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini. Per quanto riguarda la logistica, in settimana ci sarà un tavolo con il ministro Bianchi, il ministro Giovannini e le Regioni. Un tavolo chiesto dalle Regioni, precisa Massimiliano Fedriga, perché “sulle scuole c’è un limite fisico, perlomeno per quanto riguarda i trasporti, per esempio nell’attesa dell’autobus. Servono anni e non mesi per ordinare nuovi mezzi. E’ chiaro che bisognerà organizzare anche questo”. E propone di rivedere “in modo consistente” gli orari di entrata ed uscita dalle scuole.
“La scuola ha dei rischi, bisogna ridurli”, taglia corto Agostino Miozzo, consigliere del ministro dell’Istruzione Bianchi. “Il problema delle classi pollaio – afferma – dev’essere ridotto attraverso le soluzioni più idonee”. Per Miozzo è “difficile” introdurre il tampone a tappeto per 8 milioni di studenti, ma controlli a campione sul territorio potrebbero “essere utili”.
(LaPresse/di Maria Elena Ribezzo)