NAPOLI – Per ora se ne parla solo ed è già caos. Non c’è pace per la scuola. Il governo ha fissato per il dopo Pasqua il rientro in classe degli studenti delle zone rosse e misure meno restrittive per le altre gradazioni dei colori. Non è ancora chiaro con quali modalità l’esecutivo Draghi vuole riportare in aula gli studenti. Tre i problemi al centro della vicenda: lo screening tra la popolazione scolastica, la campagna di vaccinazione di tutto il personale scolastico e i protocolli aggiornati alla varianti Covid. In Campania poi, nonostante gli annunci, non sembra esserci grande intenzione di riaprire dopo le feste di Pasqua, ovvero il 6 aprile. Mancano 11 giorni e la Regione è completamente ferma.
Tanti i dubbi espressi soprattutto dai dirigenti scolastici e dai sindacati, che intravedono i rischi organizzativi. Per ora le associazione dei presidi non entrano nel merito, aspettano di conoscere meglio il piano nazionale e poi quello delle varie Regioni. Ma nelle chat e nei gruppi dei presidi di tutta Italia e della Campania, gli interrogativi sono i più disparati. Preoccupano le segnalazioni provenienti da altri territori, dove le Autorità sanitarie mettono in quarantena centinaia di alunni al giorno.
Prendiamo lo sfogo di una dirigente del Nord: “Si parla di possibile apertura delle scuole dopo Pasqua anche in zona rossa. Io dico solo questo: nella sola giornata di venerdì 12 marzo ho avuto 4 segnalazioni di positività, in conseguenza delle quali la Asl ha messo in quarantena 70 persone fra alunni, docenti e collaboratori scolastici. Come posso organizzare il servizio così?”. Altro tema caldo è lo screening tra gli alunni.
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha annunciato tamponi Covid per tutti gli alunni una volta a settimana, compresa l’infanzia. Per comprendere l’idea del Miur, bisogna leggere il ‘Decreto Sostegni’, come ha confermato ieri lo stesso Bianchi nel Question time in Parlamento: “Con il decreto-legge Sostegni – spiega il Ministro – abbiamo stanziato, come ricordato, le necessarie risorse – 150 milioni – per l’acquisto di ulteriori dispositivi di protezione e materiali per l’igiene individuale e degli ambienti, per la predisposizione di presidi medico-sanitari di supporto all’attività di somministrazione di test diagnostici alla popolazione scolastica e all’espletamento del contact tracing per il più efficace e tempestivo raccordo con i Dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie locali”.
Anche su questo i presidi sono scettici. “La proposta di sottoporre gli studenti a tampone ogni settimana, tramite esercito e protezione civile, mi sembra una cosa poco fattibile. Mediamente un istituto è frequentato da 900 studenti (spesso con punte di 1500/1600). Moltiplicate questi numeri per 8000 istituti”, spiega un Ds del Lazio. Tornando alla Campania, non sembra esserci grande fermento per le riaperture. Tutto è fermo. “Non abbiamo avuto nessuna informazione finora, né incontri ufficiali. La Regione non ci ha convocato né ha avviato un confronto per la riapertura dopo Pasqua”, spiega Salvatore Cosentino, segretario confederale della Uil Campania.
I sindacati, ancor prima di entrare in questioni organizzative di metodo, puntano i riflettori sulle vaccinazioni. “Mi hanno convocato per domani, come me c’è una parte del personale non vaccinato. Per i più disparati problemi, da un piano non perfetto alla vicenda di Astrazeneca fino ad indicazioni nazionali non sempre univoche, tanti docenti e collaboratori scolastici sono senza vaccino. Quasi tutti, poi, non hanno ricevuto la seconda dose. Basta vedere le percentuali”, aggiunge ancora Cosentino. Secondo i dati ufficiali forniti dall’Unità di crisi, infatti, il richiamo per i docenti è fermo all’1% dei vaccinati. Mentre è sotto l’80% dell’intera platea la somministrazione della prima dose. Dubbi e preoccupazione anche per i protocolli aggiornati alla varianti.
Prosegue il sindacalista Uil: “Dobbiamo capire quali sono le indicazioni. Se vanno in quarantena tutti al primo contagio o numeri altissimi la scuola si paralizza. Ci possiamo trovare nel paradosso di avere docenti contagiati e classi in presenza e viceversa. Un dirigente come dovrebbe regolarsi? Per i tamponi, poi, non è certo il preside che può imporlo a studenti e genitori. Serve con urgenza un confronto con tutti. Bisogna tornare in classe ma in sicurezza. Lo stop-and-go è peggio della didattica a distanza”, conclude Cosentino.
Intanto, mentre Vincenzo De Luca e l’assessora all’Istruzione Lucia Fortini ancora non convocano il tavolo di crisi per aggiornarsi sulla scuola, le proteste dei genitori aumentano giorno dopo giorno. Domenica il coordinamento ‘Scuole aperte sempre’ ha convocato una mobilitazione in piazza in tutta la Campania. La manifestazione si chiama ‘Facciamoci sentire, il decreto è scaduto’: “Ogni manifestante porterà una campanella. Indosseremo mascherine e staremo distanziati”, spiega una delle coordinatrici del comitato, Palmira Pratillo, dando appuntamento davanti Palazzo Santa Lucia.
In ogni caso, si ragione di riaprire solo nidi, asili ed elementari. Difficile che in Campania tornino in classe a stretto giro gli studenti delle scuole medie e soprattutto delle superiori. Proprio loro, i più grandi, stanno preparando diverse iniziative di protesta. Dall’Osservatorio popolare studentesco al collettivo ‘ScuolaSiCura’. “La scuola è il grande fallimento della nostra classe dirigente. Doveva essere al centro di un piano speciale, invece non abbiamo nemmeno i dati del contagio nelle scuole. In Campania come altrove – spiegano gli studenti di ‘ScuolaSiCura’ – Scenderemo in piazza, in sicurezza, per far sentire ancora la nostra voce”.